Ravenna, le sorelle del luppolo: "Qui nasce la birra patriottica"

Michela Nati è il motore dell’azienda di famiglia: la nostra produzione bio con settemila piante

Da sinistra in prima fila: Michela Nati, Marta Bellosi, Anna Ricci ed Elena Bellosi. Da sinistra in seconda fila: Riccardo Bellosi, Elisa Nati e Daniela Nati (la foto è di Isabella Franceschini)

Da sinistra in prima fila: Michela Nati, Marta Bellosi, Anna Ricci ed Elena Bellosi. Da sinistra in seconda fila: Riccardo Bellosi, Elisa Nati e Daniela Nati (la foto è di Isabella Franceschini)

Ravenna, 7 aprile 2024 – Nella terra madre del Sangiovese e delle pesche nettarine da qualche anno è spuntata e cresciuta una coltivazione di nicchia, il luppolo elemento base della birra, che oggi impreziosisce l’agricoltura romagnola. E c’è un’azienda tutta rosa, guidata da tre sorelle che coltivano il luppolo per la produzione della ‘bionda’ d’autore artigianale Made in Italy, quella che declina sapori e profumi che nessun Oktoberfest potrà mai clonare. E l’utilizzo del luppolo è ampio, se ci sono le idee. Michela Nati è il motore dell’azienda Bellavista sorelle Nati di Grattacoppa, Ravenna (associata alla Cia, Confederazione italiana agricoltori). La leader delle luppoline.

Che spazio c’è per la coltivazione del luppolo in Italia?

"La vendita di birra è in espansione. Le stime di mercato indicano che la richiesta di luppolo si aggira intorno alle 3.500 tonnellate l’anno e che il 98% del prodotto arriva da Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Germania e Stati Uniti. Quindi abbiamo pensato che ci sia spazio per una produzione italiana di qualità".

Voi chi siete?

"Cominciammo con una cooperativa di donne nel 2018, poi la mia azienda e quella di mio cognato, Riccardo Bellosi, hanno assorbito l’intera produzione. Guidiamo il gruppo io che mi occupo del marketing e dell’organizzazione, le mie sorelle Daniela che sta sui campi ed Elisa che segue gestione e personale. Poi ci danno una mano le mie nipoti Marta ed Elena e la nostra mamma Anna Ricci. E abbiamo il nostro brand".

Come lo presentate?

"Nel sito web abbiamo scritto: Benvenuti nel Giardino delle luppole, produzione e commercializzazione dei prodotti nel luppoleto più femminile d’Italia. Valorizza il prodotto e ne descrive lo sviluppo del processo di commercializzazione".

Con il luppolo romagnolo si produce quindi una birra Made in Italy.

"È un’idea di birra patriottica che abbiamo rinforzato durante la crisi del Covid, birra italiana al 100%. Vendiamo a birrifici artigianali, ma anche ad una azienda di grandi dimensioni come la Amarcord di Rimini".

Luppolo bio?

"Sì e con tanto di certificazione, usiamo solo concimazioni organiche, mentre quello che viene dall’estero è trattato con fitofarmaci, ovviamente leciti".

Cos’ha in più il luppolo romagnolo?

"Il ceppo è quello americano, ma qui acquisisce aroma e sapore unici, dati dal terreno e dall’incrocio dei venti che vengono dall’Adriatico densi di molecole di iodio".

La fotografia della vostra produzione?

"Abbiamo settemila piante e produciamo 350 quintali di luppolo ad ogni raccolto che va da agosto a ottobre".

Oltre alla birra con questa coltivazione si può fare altro?

"Certo, per questo abbiamo ideato il progetto PowerHop, il luppolo all’ennesima potenza che ne illustra i tanti utilizzi".

Avanti con gli esempi?

"In campo alimentare i germogli di luppolo si usano per aromatizzare con olio essenziale risotto, frittate, conserve sott’olio, gelatine, piade croccanti, cracker fatti con farina di luppolo, hamburger. Nelle Marche un’azienda li usa per la Pinsa. Tra le bevande c’è il ginger analcolico all’aroma di luppolo. Poi va sottolineato anche l’utilizzo nella cosmesi e nella nutraceutica".

Come fate a farvi conoscere?

"Siamo fattoria didattica e organizziamo eventi con degustazioni e visita alle coltivazioni. Mercoledi avremo proprio una degustazione di prodotti commercializzati dalle aziende che usano il nostro luppolo alla presenza di chef che poi a loro volta presenteranno piatti dedicati nei rispettivi ristoranti".

Lei come si definisce?

"Faccio la contadina e ho delle idee".