Aguzzoli: "Dirigenti scelti da logiche politiche". Fantuzzi: "Il modello del profitto non funziona"

Reazioni all'arresto dell'ad di Iren Paolo Signorini: critiche sulle nomine politiche, debito aziendale e presunta connivenza tra classe dirigente e imprenditoria.

Aguzzoli: "Dirigenti scelti da logiche politiche". Fantuzzi: "Il modello del profitto non funziona"

Aguzzoli: "Dirigenti scelti da logiche politiche". Fantuzzi: "Il modello del profitto non funziona"

"I ruoli di vertice dell’azienda escono sempre da una mediazione politica. A che serve rivolgersi a costose aziende di ‘cacciatori di teste’ se poi pesa solo la politica?". Non tardano le reazioni sull’arresto dell’ad di Iren Paolo Signorini. Il candidato sindaco di Coalizione Civica, Fabrizio Aguzzoli evidenzia una "criticità nelle nomine". E nel caso di Signorini, "il suo percorso fu già contrassegnato dalle polemiche: sostenuto con forza dal Comune di Genova nonostante non avesse esperienze in campo energetico". E ancora: "Continua ad esistere un’ambiguità tra logiche del consistente azionariato pubblico, attivo soprattutto per lottizzare le poltrone e le logiche commerciali di una quotata che deve produrre utili. Il risultato? Un’azienda che, pur distribuendo dividendi e sponsorizzazioni, è appesantita da un debito netto di quasi 4 miliardi di euro, previsto a 5 miliardi al 2030; un’azienda che non riesce a garantire bollette meno pesanti ai cittadini e con un Cda, molto ben pagato, che cambia con notevole frequenza dirigenti, peraltro mai in grado di raddrizzare la barca. Ed è rimasta lettera morta l’ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio Comunale di Reggio il 19 marzo 2012, che chiedeva alla giunta di impegnarsi a mantenere la remunerazione dei manager sotto ai 300mila euro annui". Infine, conclude Aguzzoli, "per Signorini vale la presunzione d’innocenza e non dubitiamo possa dimostrarla, con vantaggio anche per Iren che, seppur non coinvolta direttamente, subisce un danno d’immagine".

Si fa sentire anche Francesco Fantuzzi, piccolo azionista di Iren: "Invito ad attendere l’esito delle indagini, seppur le contestazioni riportate dalla stampa non sembrano propriamente lievi. Regali di lusso che rappresentano un sonoro ceffone a chi si alza ogni mattina per percepire uno stipendio non in linea con quello dell’ad o, ancor peggio, per chi non ha un lavoro. Come persona da anni impegnata per la tutela dei diritti e dei beni comuni intendo esprimere la mia riprovazione per un modello, quello della multiservizi quotata in borsa, che non tutela ciò che è della collettività, sfruttando biecamente la rendita monopolistica e traendo profitti da ciò che non dovrebbe produrne. Forse, qualcuno dovrebbe chiedermi scusa o avere la dignità si domandarsi se questo modello abbia funzionato".

Infine interviene Flora De Carlo, di Potere al Popolo: "Se le accuse venissero confermate, metterebbero in evidenza ciò che diciamo da tempo: quanta collaborazione a delinquere ci sia spesso tra classe dirigente e imprenditoria – in particolare quella che si è arricchita sulle privatizzazioni dei servizi pubblici, a scapito dei cittadini. Ciò è diventato possibile nel momento in cui – in materia di nomine – quelle che un tempo erano le municipalizzate e oggi sono società quotate in borsa, vengono intese come strumento di potere politico e luoghi dove poter piazzare i propri fedelissimi".

dan. p.