B&b fermato da una interdittiva antimafia: "Faremo ricorso al Tar, siamo tranquilli"

L’avvocato difensore di Maria Stella Lerose: "Il provvedimento si basa su parenti con cui lei non ha rapporti" .

B&b fermato da una interdittiva antimafia: "Faremo ricorso al Tar, siamo tranquilli"

B&b fermato da una interdittiva antimafia: "Faremo ricorso al Tar, siamo tranquilli"

"Faremo subito ricorso al Tar, innanzitutto per chiedere la sospensiva del provvedimento, in modo che ci sia la possibilità di riprendere e portare avanti l’attività di bed&breakfast. E poi ci difenderemo anche nel merito".

È quanto dichiara l’avvocato Pierlino Benatti, che assiste Maria Stella Lerose, titolare del B&b ‘Stazione di don Camillo’ a Brescello. Per la donna, 60 anni, nata a Cutro e residente in paese, è stato disposto il divieto immediato di proseguire l’attività: lo prevede l’ordinanza emessa dal Suap (Sportello unico per le attività produttive) dell’Unione Bassa reggiana.

Nello specifico, si prescrive la decadenza della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) per l’avvio di esercizio di affittacamere, locanda, camere e colazione. Stando al documento, la prima Scia presentata dalla donna risale al 2016. Finché, per verificare l’autocertificazione sottoscritta da Lerose, il Comune di Brescello chiese alla Prefettura una comunicazione antimafia il 3 giugno 2017. In risposta la Prefettura ha trasmesso al Comune il provvedimento con cui è stata emessa di recente verso Lerose, il 18 marzo 2024, l’informazione antimafia interdittiva.

Nel documento si scrive che a carico della donna si ritengono sussistenti "eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa". Da qui è scattata la decisione sulla decadenza della Scia datata 25 luglio 2017, con divieto immediato di proseguire l’attività ricettiva e applicazione di eventuali sanzioni. La titolare risulta essere stata sposata con Domenico Camposano, da cui risulta divorziata da diversi anni: quest’ultimo è il fratello di Maria Stella Camposano, che rimase vedova dopo l’omicidio di ‘ndrangheta del marito Giuseppe Ruggiero, ucciso nel 1992 a Brescello da un commando di uomini travestiti da carabinieri.

Domenico Camposano fu arrestato nel 2001 dai carabinieri di Mantova per usura ed estorsione: la vicenda contestata riguardava i prestiti a un imprenditore edile cutrese residente a Gonzaga (Mn), a cui fu danneggiato un autocarro a colpi di pistola. In manette finirono altri tre uomini, tra cui Alfonso Diletto di Brescello.

Dopo essere stato condannato a 2 anni nel 2013, come riferito anche in uno studio dell’Università di Milano, "Camposano – riferisce il legale – fu poi assolto in Appello".

Diletto, assolto per la vicenda usura, fu poi condannato per associazione mafiosa nel processo ‘Aemilia’ con rito abbreviato a 14 anni e 2 mesi.

Sui motivi dell’interdittiva, l’avvocato Benatti dichiara che si basa sulle parentele della donna: "Sono stati ricostruiti i legami con persone che lei ha conosciuto, ma con cui non ha rapporti". Sul resto, per la donna, fa sapere l’avvocato, "si è trattato di un fulmine a ciel sereno, anche se si dice tranquilla": "Lei sostiene di non aver mai ospitato alcun mafioso. La sua attività accoglie persone anche dall’estero, che raggiungono il territorio per lavori legati alle imprese locali. Il paradosso è che la questura può verificare l’identità di chi soggiorna nel B&b". Da quanto emerge, però, la Prefettura ha riposto particolare attenzione non su quest’aspetto, ma sulla figura dell’ex marito Camposano, la loro situazione economica e altri parenti.