
Andrea Carletti, ex sindaco di Bibbiano
La marea di fango che si riversò sui social network dal 27 giugno 2019 in poi, quando scattarono le misure cautelari dell’inchiesta ‘Angeli e demoni’ sui presunti affidi illeciti di bambini, approda al vaglio del tribunale. Si tratta delle frasi dirette ad Andrea Carletti, allora sindaco di Bibbiano, che quel giorno fu posto agli arresti domiciliari, poi all’obbligo di dimora. Ora è definitivamente uscito dal processo con rito ordinario a seguito dell’assoluzione pronunciata in ottobre dall’accusa di abuso d’ufficio (fattispecie abrogata dal governo Meloni).
Di fronte all’odio social, Carletti sporse denuncia e la polizia postale individuò gli autori dei post. Tra tutti, un nome di spicco, quello di Luigi Di Maio, allora leader del M5s, vicepremier e ministro dello Sviluppo economico: quel giorno pubblicò su Facebook l’immagine di Carletti con la fascia tricolore e la scritta "Affari coi bimbi tolti ai genitori", seguita dal testo "Un altro business, orribile, sui minori. Una galleria di atrocità assurde che grida vendetta a Reggio e per cui oggi, oltre a una ventina di indagati, è stato arrestato anche il sindaco di Bibbiano Carletti (Pd)".
Si aprì un caso politico: dopo l’annuncio "Mai con il partito di Bibbiano", Pd e M5s finirono poi per allearsi, previo ritiro di querele dei Dem verso i grillini per quella stagione di furore. Una strada che però Carletti non battè, decidendo invece di portare avanti, assistito dall’avvocato Giovanni Tarquini, la sua battaglia legale contro Di Maio e anche gli altri cittadini comuni. Si è aperto anche un caso giudiziario: il fascicolo è stato seguito dal pubblico ministero Valentina Salvi, lo stesso che ha promosso l’inchiesta ‘Angeli e demoni’, e che nei mesi scorsi ha chiesto l’archiviazione per Di Maio, sostenendo che le sue frasi siano da ricondurre al diritto di critica politica.
Tarquini si è opposto e ora è stata fissata un’udienza, il 21 gennaio, davanti al giudice Andrea Rat, a cui è affidata la decisione se mandare avanti il procedimento penale. Il pm Salvi ha invece disposto la citazione a giudizio di altre 46 persone, residenti a Reggio e in altre città, per le accuse di minacce e diffamazione aggravata per aver colpito un rappresentante politico. Compariranno davanti al giudice Michela Caputo in aprile per l’udienza predibattimentale, in cui potranno chiedere riti alternativi, essere prosciolti o rinviati a giudizio.
Ecco una rassegna delle frasi che furono vergate contro Carletti. "Questro str. è un morto che cammina e ancora non lo sa"; "Attento a uscire di casa, figlio di p."; "Quando otterrai una misura alternativa ai domiciliari guardati sempre le spalle maiale stramaledetto da satana. Tu e tutti i tuoi amichetti/e". "Chissà come sarà aspettare il momento in cui un padre ti pianterà una pallottola nelle ginocchia e una nei genitali o immaginare che dietro l’angolo ti aspetti qualcuno per prenderti a sprangate in faccia". Poi: "Vergognati buffone ladro te e tua moglie"; "È sempre stato un corrotto, un uomo dalla doppia vita"; "Impiccati". Figura una vignetta che lo ritraeva e divenne virale: "Attenzione bambini… L’uomo nero". Sette persone devono rispondere dei cartelli esposti durante una manifestazione pubblica del 18 luglio 2020: "In galera bastardi".
L’avvocato Tarquini si mostra critico su due aspetti: "Sono passati ben sei anni: affidare i procedimenti allo stesso pm che segue l’inchiesta sugli affidi non ha aiutato. E poi non si capisce perché la Procura chieda l’archiviazione solo per Di Maio, quando fu il suo post a scatenare molti commenti degli altri cittadini: una contraddizione".
al.cod.