Cccp, il successo vuole il bis. Idea concerto alle ex Reggiane quando finirà la grande mostra. Ma non sarebbe una reunion

Quella che rischiava di essere un’operazione nostalgia, è diventata un nuovo atto del gruppo. Comune e Palazzo Magnani sperano di convincere i quattro punk a tornare sul palco in estate.

Cccp, il successo vuole il bis. Idea concerto alle ex Reggiane quando finirà la grande mostra. Ma non sarebbe una reunion

Cccp, il successo vuole il bis. Idea concerto alle ex Reggiane quando finirà la grande mostra. Ma non sarebbe una reunion

Il successo porta in dote una promessa per il futuro. Quella che rischiava di essere una semplice operazione nostalgia, con il rischio del ridicolo in agguato, si è invece tramutata nella più efficace operazione culturale della città. Chi abbia avuto la fortuna (biglietti esauriti in 2 minuti per la prima sera e in 1 per la seconda) di assistere al Gran galà punkettone dei Cccp al Teatro Valli, è tornato a casa con una convinzione ("questi ci sanno ancora fare") e una speranza ("non può essere l’ultima volta"). Frasi ricorrenti nel foyer. E allora ecco che già all’alba emerge un’idea, una trovata allettante, che triangola tra Palazzo Magnani, Comune ed Ex Reggiane. Il voglino che ha preso alla pancia chi ha visto comporsi pian piano questo capolavoro, è quello di attrezzare il capannone 15 delle Ex Reggiane, quello dell’Omi festival per intenderci, e portare lì i quattro vecchi punkettoni reggiani con i loro vestiti a borchie, le bandiere del Pci e la chitarra grattugiata in un amplificatore Vox. L’operazione può funzionare, garantiscono i ben informati, ma la città deve convincere Ferretti, Zamboni, Fatur e Giudici (soprattutto lei, "esecutrice testamentaria" del gruppo come dice Giovanni Lindo). Fin da subito il carismatico cantante del quartetto ha spento gli entusiasmi. "Questa non è una reunion", andava dicendo di palo in frasca in questi giorni. E difatti non lo è stata, perché i Cccp saliti sul palco sabato e domenica sera non sono stati una riproposizione in minore di qualcosa del passato. Non è stata chirurgia estetica della musica. Forse si potrebbe azzardare a dire che questi sono stati, musicalmente parlando, i Cccp migliori di sempre. Ed è anche grazie a un terzetto di percussioni e batteria che gli scalmanati ragazzi degli anni ’80 non hanno mai avuto. L’impatto sonoro di quella roba lì, certo non se lo poteva aspettare nessuno. Come non ci si poteva aspettare che la voce tagliente di Ferretti fosse così fedele alla linea Cccp, o che dalla chitarra di Zamboni uscisse ancora una volta quell’iconico suono stridente di un’epoca acida e post-melodica. Annarella Giudici poi, con il suo guardaroba kitsch e meraviglioso, ha ancora il suo pubblico estatico. E Fatur, mitico Fatur, istrionico Fatur, che senza più denudarsi al primo accordo, si trasfigura in una maschera perturbante tra manette, borchie e bulbi esagonali da mosquito. E ora, tutti vogliono un bis.

Saverio Migliari