Chiostri Reggio Emilia, il volto sobrio del restauro

Porte ‘invecchiate’, infissi e riscaldamento nuovo. E uno spazio per co-working

Chiostri (foto Artioli)

Chiostri (foto Artioli)

Reggio Emilia, 23 marzo 2019 - I chiostri di San Pietro vestiti a nuovo. Da oggi i reggiani – grazie al doppio accesso che diventa un importante passaggio di collegamento tra via Monte San Michele la via Emilia – potranno giudicare coi loro occhi il restauro realizzato grazie a tre milioni di finanziamento regionale e agli 1,2 comunali. Il velo sarà tolto ufficialmente stamattina, ma ieri il restyling è stato mostrato in anteprima alla stampa.

Un intervento all’insegna della sobrietà quello apportato al complesso benedettino, capolavoro del ‘500, acquistato dal Comune nel 2007. Gli architetti dello studio Zamboni, al quale sono stati commissionati i lavori, hanno messo mano al piano rialzato e in parte al piano terra (dove sono stati realizzati servizi igienici e spogliatoi) dei due chiostri. In primis, impiantistica e nuovi infissi per consentire la fruibilità anche nel periodo invernale. I termosifoni e le porte nelle sale espositive interne sono state realizzate in ottone brunito che con un effetto «invecchiato» non impattano sull’esistente antico.

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L’illuminazione invece è a strip led, a scomparsa sulle cornici. Restaurato anche il piccolo pozzo al centro del chiostro piccolo; adiacente c’è invece una sala che sarà adibita a bookshop e biglietteria. Le pavimentazioni sono state realizzate ex novo, con pianelle in cotto fatte a mano, secondo tecniche antiche; nel chiostro minore sono state colmate le lacune con la posa di pianelle di recupero. Al centro del chiostro grande invece – dove sarà allestito il palco – il suolo è in calcestre ed è pensato, volendo, anche per essere carrabile «seppur non ce ne sia l’intenzione», precisa l’architetto Andrea Zamboni.

Lo stesso  tipo di ghiaia utilizzata nell’area cortiliva dove sono stati piantati 12 platani adulti, ancora sfioriti, in mezzo a quella che sarà la distesa della caffetteria che sorge nel nuovo laboratorio urbano. Ossìa il nuovo edificio costruito sulle superfetazioni precedenti prive di valore storico-testimoniale. «Questo è il luogo più innovativo che si intreccia con la storia che abbiamo rispettato – ha spiegato l’assessore Valeria Montanari – Sarà uno spazio di co-working e di lavoro collaborativo, ma anche laboratori in cui sperimentare tecnologie e software. E poi ancora spazi per riunioni e meeting. Abbiamo coinvolti i reggiani grazie ai progetti di quartiere. I cittadini devono sentirsi protagonisti, solo così potremmo fare uno scatto nel turismo che nella nostra città può essere di tipo esperienziale».