Corruzione e prostituzione. Ecologia soluzione ambiente e gli affari con i militari per smaltire fosforo bianco

Ai domiciliari finisce l’imprenditore Enrico Benedetti, amministratore unico. Tra gli indagati la figlia e collaboratori, ma anche graduati dell’esercito. Il giudice per le indagini preliminari: "Operavano senza alcun ritegno morale".

Corruzione e prostituzione. Ecologia soluzione ambiente e gli affari con i militari per smaltire fosforo bianco

Corruzione e prostituzione. Ecologia soluzione ambiente e gli affari con i militari per smaltire fosforo bianco

Cene di lusso e festini con splendide escort, oggetti di design, buoni carburante e biglietti per lo stadio, soggiorni in ville a Forte dei Marmi e in Sardegna, ma anche mazzette e consulenze, sarebbero stati il prezzo della corruzione per far ottenere alla società Esa (Ecologia Soluzione Ambiente) di Bibbiano commesse da pubblici ufficiali, tra cui due graduati dell’Esercito. L’indagine "Leonida" della Guardia di Finanza e della Procura di Reggio colpisce infatti anche esponenti dell’agenzia Aid, ente vigilato dal Ministero della Difesa.

Motore del sistema corruttivo sarebbe stato Enrico Benedetti, socio e amministratore unico di Esa spa, accusato di aver costruito un sistema ben radicato: "Avrebbe infiltrato un’articolazione particolarmente delicata della Pubblica amministrazione che si occupa di forniture militari a vario livello, tra cui la ‘demilitarizzazione’, cioè lo smaltimento di munizioni ed armamenti obsoleti", ha detto il procuratore capo Gaetano Calogero Paci. Quest’ultima attività si svolge in uno stabilimento di Noceto (Pr), dotato di inceneritori, i cui vertici sono accusati di aver affidato a Esa commesse dirette per un totale di 650mila dall’aprile 2023 fino allo scorso gennaio, tramite escamotage per evitare le gare d’appalto pubbliche.

L’OPERAZIONE

L’operazione è scattata ieri mattina su delega della Procura, e che ha visto in campo 90 finanzieri nelle province di Reggio, Roma, Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Siena e Sassari. Sono 10 gli indagati (tra cui 5 pubblici ufficali) e 14 le informazioni di garanzia. Sono state eseguite 5 ordinanze di applicazione di misure cautelari - 4 le interdittive, mentre Benedetti è agli arresti domiciliari nella sua villa di Montecavolo e alla figlia Margherita è stato imposto il divieto di dimora nelle province di Reggio e Parma -, e svolte 26 perquisizioni anche in sedi di municipalizzate (una in Toscana) che si occupano di raccolta e trattamento dei rifiuti. L’indagine, svolta dalle Fiamme gialle reggiane sotto il comando del colonnello Ivan Bixio e con il supporto del Comando regionale, nasce nel 2015-16 come sviluppo di anomalie emerse nel corso dell’inchiesta "Appaltopoli" e in quella sulla Commissione Tributaria Provinciale, ma anche da dichiarazioni dell’ex conduttore televisivo Marco Gibertini, raccolte a sommaria informazione nel 2014 dopo il suo arresto.

I REATI

Sono accusati di concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio aggravata dalla continuazione il generale Giulio Botto "ufficiale coordinatore Unità produttive del munizionamento" e poi direttore dello stabilimento Aid di Noceto; il colonnello Luca Corrieri, che gli è succeduto come direttore nel 2020; e l’ingegnere civile Luigi Brindisi, responsabile dell’impianto termodistruzione installato dall’Esa.

Benedetti è indagato per concorso in corruzione continuata insieme a quattro suoi collaboratori di Esa compresa la figlia, e da solo anche per sfruttamento della prostituzione. Il generale si sarebbe adoperato affinché Esa subentrasse ad un’altra azienda nella "demilitarizzazione" di "missili Aster per un valore di 6/7 milioni di euro in complessivi 7/8 anni", e lo "smaltimento di bombe al fosforo bianco e per un valore di guadagno di almeno euro 400mila".

LA GENESI

Nella conferenza stampa convocata ieri alla Caserma Borghi, il sostituto procuratore Valentina Salvi ha dichiarato che sono in corso approfondimenti su numerosi altri episodi, e raccontato la genesi dell’inchiesta: "Dalle intercettazioni relative all’indagine sui bandi del Comune di Reggio, erano emersi contatti personali tra Bendetti e Santo Gnoni, che stava gestendo un suo ricorso alla Commissione tributaria e che l’imprenditore era interessato a definire a proprio favore. Appena la GdF inizia a monitorare Benedetti, si apre un mondo di sistematiche attività corruttive verso pubblici ufficiali che rivestivano ruoli strategici, per accaparrarsi commesse pubbliche, in cui l’imprenditore si avvale anche di persone di fiducia e familiari. Il processo sul Comune era enorme, quindi lo si separa da quello su Esa. Ma quello che vedevamo nel 2016, lo vediamo anche nella nuova indagine del 2023".

"SENZA ALCUN

RITEGNO MORALE"

Il giudice delle indagini preliminari Luca Ramponi, parlando dei tre dipendenti della Difesa, nell’ordinanza di applicazione delle misure coercitive scrive che "la loro fedeltà al corpo di appartenenza e ai propri doveri è scarsissima come il rispetto per la legge". E che "più volte hanno dimostrato di potersi mettere ’a disposizione’ – dietro compenso prezzolato – di un imprenditore munifico di compensi e regali e di varie promesse a loro procurati o offerte, senza alcun ritegno morale, oltre che rispetto per i doveri inerenti la disciplina militare, prima ancora della commissione di illeciti penali".

Paci commenta: "Benedetti ha di fatto interloquito con gli indagati con modalità assolutamente preferenziali grazie al collaudato ricorso al metodo corruttivo". La prostituzione "costituisce l’elemento di collegamento principale tra gli ufficiali e Benedetti".