"Così i fratelli Sarcone di Bibbiano cercavano di ’mimetizzarsi’"

Nel processo 'Perseverance' a Reggio, il luogotenente dei carabinieri ha ricostruito la strategia dei fratelli Sarcone di Bibbiano per sfuggire alle indagini sulla 'ndrangheta. Il caso coinvolge nove imputati e riguarda la riorganizzazione della cosca fino al 2021. Altri 22 imputati, tra cui Giuseppe Sarcone Grande, sono coinvolti in un processo con rito abbreviato in Appello.

"Così i fratelli Sarcone di Bibbiano cercavano di ’mimetizzarsi’"

"Così i fratelli Sarcone di Bibbiano cercavano di ’mimetizzarsi’"

La strategia per sfuggire alle indagini che avrebbero messo in atto i fratelli Sarcone di Bibbiano è stata ricostruita ieri dal luogotenente dei carabinieri Guido Costantino nel processo di ‘ndrangheta ‘Perseverance’, in corso a Reggio per nove imputati che stanno affrontando il rito ordinario. Figurano Pietro Arabia (1979, residente a Reggio), Gaetano Calabretta (1966, Crotone), Francesco Curcio (1972, Petilia Policastro), Stefano Carani (1977, Reggio), Cesare Muto (1980, Gualtieri), Giorgio Pascucci (1941, Modena), Salvatore Procopio (1979, Gualtieri), Antonio Silipo (1969) e Giuseppe Silipo (1975, Cadelbosco).

Per altri 22 imputati, tra cui Giuseppe Sarcone Grande, il maggiore dei fratelli di Bibbiano, è in corso il processo con rito abbreviato in Appello: Giuseppe lui ricevette in primo grado la pena più pesante, 18 anni per associazione mafiosa. L’inchiesta, condotta dalla squadra mobile reggiana, dai carabinieri di Modena e dalla Dia di Bologna, riguarda la riorganizzazione e le attività della cosca fino al 2021, ben dopo le operazioni ‘Aemilia’ e ‘Grimilde’.

L’investigatore, citato dal pm della Dda Beatrice Ronchi, ha ricordato che tra il 2009 e il 2010 a Reggio furono pubblicati numerosi servizi giornalistici sulle operazioni contro la ‘ndrangheta, "che contribuirono alla presa di consapevolezza dei cittadini sul radicamento della cosca. I Sarcone erano particolarmente attenti agli articoli, specie sui sequestri di beni". Il 6 novembre 2019 scattò l’operazione ‘Pandora’: tra gli arrestati ci fu Salvatore Procopio (1974) - imputato in abbreviato, da non confondersi con l’omonimo nato nel 1979 - che in quei giorni "era entrato nell’assetto societario di ‘Ambienti e design’ di cui Nicolino e Gianluigi Sarcone erano soci occulti".

È stata ripercorso la lunga altalena giudiziaria del processo ‘Edilpiovra’, in cui Nicolino Sarcone, arrestato nel febbraio 2003, fu condannato nel giugno 2016 a 10 anni: "Indagine che determinò la Dda di Bologna ad avviare la prima procedura di prevenzione verso Sarcone, che allora il tribunale di Reggio rigettò. Per lui fu l’ennesimo campanello di allarme. Non era mai stato formale intestatario di quote societarie, ma era occulto o risultava al massimo dipendente". Una strategia di "mimetizzazione e fittizie intestazioni".

Alessandra Codeluppi