Covid Reggio Emilia, Mazzi: "Tanti scoprono il virus in ospedale"

Il direttore del Santa Maria Nuova: "Siamo migliorati, ma non sta andando come avevamo auspicato. Ancora molti casi e ricoverati"

Il dottor Giorgio Mazzi, direttore del presidio ospedaliero provinciale

Il dottor Giorgio Mazzi, direttore del presidio ospedaliero provinciale

Reggio Emilia, 21 aprile 2022 - "Bene, ma potrebbe andare meglio". L’opinione del direttore del presidio ospedaliero provinciale, Giorgio Mazzi, sull’attuale situazione pandemica riflette sicuramente il pensiero di molti. Dopo due anni di corse per stare al passo con i ritmi serrati a cui ci ha costretto l’emergenza sanitaria che, almeno sulla carta sembra essere stata archiviata, i dati ancora non soddisfano il desiderio di poterci buttare alle spalle questa traumatica esperienza. Tra i più insoddisfatti ci sono, ovviamente, medici e personale ospedaliero che tuttora continuano a lavorare sul fronte Covid in attesa che la situazione porti prima o poi degli esiti migliori di questi, magari distanziandoci ulteriormente dalle stime che ricordano le scorse ondate.

Dottor Mazzi, non è così? "Vero. Vorremmo semplicemente essere ancora più lontani da quei numeri. Le nostre strutture al momento non hanno le stesse potenzialità che avrebbero se ci trovassimo in condizioni normali".

Ma almeno siamo migliorati? "A marzo dell’anno scorso erano 9,4 i pazienti ricoverati di media, invece da questo primo di aprile, il dato migliore in valore assoluto raggiunge i 7/8 pazienti ricoverati".

E invece dall’ultima ondata? "Siamo stabili, ma registriamo un lieve seppur costante aumento. Adesso siamo tornati a contare 96 ricoverati al giorno, stime che purtroppo ricordano lo scorso 27 febbraio".

Stessi numeri di prima. Quindi solo per il Governo è finito lo stato di emergenza? "Ci troviamo in una fase di endemizzazione in cui dobbiamo ormai imparare a convivere con il virus come è successo altre volte".

Tutta colpa della carenza di restrizioni? "Sicuramente non aiuta a prevenire i contagi. L’abbandono dell’uso della mascherina e l’aumento della frequenza dei momenti di convivialità e aggregazione favorisce la diffusione del virus, che in questo momento è già molto contagioso. Ma, guardiamo al lato positivo, adesso è poco patogeno: in parole povere meno aggressivo".

Cosa lo dimostra? "Ad esempio, se ci fossero gli stessi numeri di contagiati e ci trovassimo nelle vecchie ondate i ricoverati non sarebbero solo 7 o 8, ma diverse decine".

La gente si ammala ma gli effetti sono meno nefasti. "Nella maggior parte dei casi è così, anzi adesso in ospedale abbiamo una nuova categoria di pazienti: i Covid intercorrenti".

Cioè? "Ultimamente registriamo persone che si presentano per curare altri problemi e poi si scoprono positive con sintomi lievi o totalmente asintomatiche. Prima invece o avevamo pazienti affetti da Covid o malati con altre patologie".

Che estate ci aspetta? "Non vorrei sbagliarmi e forse qualcuno mi smentirà, ma non credo che il virus riprenda in maniera aggressiva, ma solo con parziali mutazioni come si sta verificando adesso. Non sono così ottimista da dire che torneremo all’estate del 2020, ma auspico una situazione migliore di adesso".

I posti letto in terapia intensiva saranno gli stessi anche dopo la pandemia? "Anche di più. Entro l’anno l’obiettivo è raggiungere 32 posti letto, a fronte dei 20 già presenti in tutta la provincia (12 a Reggio, 2 a Guastalla e 6 a Castelnuovo Monti)".

E resteranno inutilizzati? "Assolutamente no. Nel caso ci fosse una nuova pandemia verranno usati come di consueto, altrimenti troveremo altri modi utili di sfruttarli. Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato nel nostro settore è la flessibilità organizzativa".

Quando riprenderanno le visite e gli interventi? "La parte ambulatoriale ha già ripreso l’attività nei mesi scorsi. E adesso visto che il numero dei pazienti Covid è molto basso gli anestesisti potranno ritornare in sala operatoria".

Riprenderete a pieno regime. "Siamo pronti per l’attività chirurgica, ma ovviamente ci portiamo il ’fardello’ di lunghe liste d’attesa che in questi mesi non siamo riusciti a smaltire con i giusti ritmi".

Quindi d’ora in poi siamo pronti a tutto? "Siamo pronti e questo basta. Come sempre ci adatteremo ai nuovi scenari che si presenteranno senza mai perdere la resilienza che ci contraddistingue".