ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Delitto Montruccoli: condannato chiede la revisione del processo, la famiglia si oppone

Uno dei condannati in via definitiva chiede di riaprire il dibattimento. L’avvocato Taormina: “In primo e secondo grado, le sentenze ravvisarono gli estremi per la legittima difesa. Poi fu negata”

Mara Guidetti, la madre  di Marco Montruccoli,  mostra la foto del figlio

Mara Guidetti, la madre di Marco Montruccoli, mostra la foto del figlio

Reggio Emilia, 7 maggio 2024 – Un dinamica dei fatti alternativa a quella consacrata dalla Cassazione. La prospetta la difesa di uno dei due albanesi riconosciuti responsabili per l’omicidio di Marco Montruccoli, 34enne ucciso il 2 febbraio 2015 alle Forche di Puianello (Quattro Castella), nella casa di via Coppi 2, dove fu raggiunto da quindici coltellate, di cui sette dirette a organi vitali.

Fatmir Hykaj, 36enne di Modena, considerato l’autore materiale del delitto e condannato a 22 anni, ha chiesto la revisione del processo: davanti al tribunale di Ancona, ieri è iniziato l’iter per valutare la sua domanda. Nell’aprile 2019 i giudici di terzo grado confermarono le condanne decise in Appello: 22 anni per Hykaj, 13 per Daniel Tufa, 35enne di Sassuolo. Il tribunale reggiano ritenne Hykaj colpevole per la morte, con eccesso doloso di legittima difesa, riconoscendo l’attenuante della provocazione ma non l’aggravante della crudeltà. In Appello si ribaltò la posizione di Tufa: in primo grado fu ritenuto estraneo al delitto, e condannato a 6 anni per il tentato omicidio di Matteo Montruccoli, il fratello di Marco; ma poi l’Appello gli inflisse 13 anni per omicidio in concorso. L’inchiesta fu condotta dal pm Maria Rita Pantani: secondo quanto emerso, Matteo, il fratello della vittima, fu chiamato dal 34enne a spalleggiarlo perché gli albanesi volevano costringere Matteo a rimanere in un giro di droga.

Nei giorni scorsi il procuratore generale ha redatto una memoria per chiedere il rigetto della revisione. Nel frattempo la difesa è stata autorizzata a depositare una consulenza tecnica sulla dinamica della morte di Montruccoli: "Si basa su elementi che furono raccolti dai carabinieri del Ris, e altri individuati da noi, non considerati dai periti - spiega l’avvocato Carlo Taormina che ha assistito i due albanesi e ora tutela Hykaj insieme all’avvocato Gisella Mesoraca -. In primo e secondo grado, le sentenze ravvisarono gli estremi per la legittima difesa, che però non fu concessa perché si diceva che Montruccoli era debilitato e Hykaj ne avrebbe approfittato".

Secondo la difesa, invece, "lui non era debilitato" e la colluttazione si sarebbe articolata in tre fasi: "Dapprima vi fu uno scontro a mani nude, poi Hykaj cercò di scappare ma la porta era chiusa a chiave; fu rincorso da Montruccoli e insieme tornarono dove avevano iniziato a affrontarsi. Hykaj prese i coltelli e li tenne in mano all’altezza del petto, poi Marco rimase ferito. Hykaj cercò di scappare, Montruccoli lo inseguì, e intanto si sporcò le suola con il sangue perso da Marco. Poi Hykaj venne fatto cadere da Marco, che gli salì sopra e gli diede le coltellate tra cui quella mortale. Dagli elementi nella consulenza, emerge che la morte di Montruccoli avvenne durante la colluttazione: Hycaj era in terra supino e Montruccoli sopra di lui. Invece nella sentenza definitiva si dice che quest’ultima parte della dinamica non fu riscontrata".

Il difensore cita anche un’intercettazione datata 3 febbraio 2015 di Matteo Montruccoli: "Fu dichiarata inutilizzabile dal tribunale reggiano, ma in base alla nuova giurisprudenza può essere usata se contiene elementi favorevoli. Matteo confessò la detenzione della pistola, il traffico di droga e ammise, a differenza di quanto fece nel processo, che fin dal primo momento lui teneva in mano un machete e minacciò Hykaj".

All’udienza ha partecipato Mara Guidetti, la madre della vittima. Marco ha lasciato anche la sorella Martina, la moglie Veronica Pignoli e i loro due figli minorenni, tutti assistiti dagli avvocati Giovanni Tarquini e Francesca Guazzi; il fratello Matteo, seguito dall’avvocato Marco Fornaciari, oltre a Barbara Tassoni, precedente compagna di Montruccoli, e la loro figlia. "Per una revisione occorrono prove nuove oppure deve emergere che quelle già portate erano false: in questo caso non sussiste né l’una né l’altra cosa", dichiara Tarquini.