Bambino col diabete, l'asilo privato: "Così lo abbiamo accolto"

Escluso dall’asilo pubblico. La nuova scuola ha un ambulatorio vicino

Un asilo (foto d'archivio)

Un asilo (foto d'archivio)

Reggio Emilia, 22 febbraio 2019 - "Mio figlio ha bisogno di essere monitorato costantemente. Non basta un infermiere che lo controlli durante i pasti, come mi aveva proposto l’Ausl». A parlare è il papà del piccolo Francesco, di due anni e mezzo e diabetico, mentre resta in un rigido silenzio la scuola pubblica che l’ha rifiutato a causa della sua condizione. Dopo che la notizia è rimbalzata alle cronache nazionali, la Provincia di Reggio Emilia corre subito ai ripari: il presidente Giorgio Zanni incontrerà i Comuni, l’Ausl e l’ex provveditorato.

La questione sarà affrontata «a luci basse», dice lo stesso presidente, il quale ha preannunciato, «se necessario, un intervento legislativo nazionale». Forti della normativa vigente, che non le obbliga in alcun modo, le maestre della scuola statale hanno deciso di non assistere Francesco. La famiglia, residente in un paese dell’Appennino reggiano, si è allora rivolta a una scuola cattolica, più lontana di sette chilometri e con una spesa mensile di 30 euro in più.

LEGGI ANCHE La Provincia convoca l'Ausl - Il ministro Bussetti: "Tutti devono trovare posto"   «Siamo una scuola cattolica, chi dovrebbe aiutare se non noi?», ha detto il referente del’asilo parrocchiale. «L’altra scuola poi – ha aggiunto – è troppo lontana da un presidio medico, noi distiamo a un minuto dall’ambulatorio».

La prima soluzione proposta dall’Ausl è stato l’intervento di un’infermiera, che avrebbe assistito Francesco solo al momento del pasto. Anche a quel punto, il ‘no’ della scuola statale è stato categorico. Il tasso glicemico di Francesco è continuamene riportato su un monitor, mentre un microinfusore d’insulina dal rilascio regolabile gli evita le classiche iniezioni. «La proposta è stata fatta a fine dicembre 2018 – ha raccontato il papà –. Francesco, però, ha bisogno di un controllo continuo, e le insegnanti non volevano farlo». 

Ad accorrere in difesa della scuola pubblica è invece Stefano Versari, direttore dell’ufficio scolastico regionale. «In questa vicenda, la scuola non ha adottato nessun tipo di comportamento illegittimo o inerzia», tuona. Sulla stessa linea Marina Greci, dirigente del dipartimento cure primarie Ausl Reggio: «La normativa non va cambiata, e il nostro è un protocollo avanzato. Questo è un caso particolare, soprattutto per via della distanza tra la scuola e il centro». Il fatto che la scuola statale sia lontana dal centro del paesino di montagna potrebbe far tardare l’intervento di genitori o personale competente, in caso di crisi ipoglicemica e in assenza di un’infermiera.    Anche per questo quello di Francesco è un caso ‘sentinella’ di un sistema dove l’assistenza – anche nelle sue tempistiche – è di assoluta importanza, ancor di più se si tratta di vita o di morte.