"Giuseppe non voleva darci pensieri ma sapevamo che c’erano problemi"

Paola, la cognata di Pedrazzini, ha più volte cercato di mettersi in contatto con lui, ma è stata dissua anche bruscamente dai famigliari: "Mio marito era molto preoccupato, e col genero le cose non andavano"

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di Settimo Baisi

Un fatto inconcepibile per la tranquilla gente della montagna, riguarda la misteriosa morte del 77enne Giuseppe Pedrazzini, da alcuni mesi resosi invisibile e trovato cadavere in fondo ad un pozzo vicino all’abitazione della famiglia. Su come e quando il pensionato Giuseppe, conosciuto come Beppe e a tutti noto come una bravissima persona, sia finito nel pozzo dell’orto profondo 4 metri, lo stabilirà la Magistratura reggiana che coordina le indagini seguite dei carabinieri di Toano e Castelnovo Monti. I toanesi amici di Beppe, abituati a trovarsi con lui al bar La Capannina per una partita a pinnacolo, sono stati i primi ad avere qualche sospetto quando, non vedendolo arrivare, hanno telefonato a casa sua ricevendo dai familiari risposte secche e sbrigative, tanto da essere indotti a non cercarlo più. Però il pensiero sulla sorte dell’amico Beppe era sempre presente fra loro.

Giuseppe Pedrazzini apparteneva ad una famiglia originaria di Toano, aveva un fratello, Claudio titolare dell’Albergo Marola con la moglie Paola, e 4 sorelle: Piera (deceduta recentemente), Carla, Luciana e Floriana, una famiglia molto unita anche dopo che ognuno di loro ha messo su famiglia. Dalle notizie raccolte dai parenti abbiamo appreso che Giuseppe Pedrazzini si è unito in matrimonio con Marta in età già avanzata e dalla loro unione è nata l’unica figlia Silvia che, da giovane, si era iscritta all’Università di Bologna. Poi aveva conosciuto suo marito e si era trasferita al sud, ritornando a Toano quando il loro figlio aveva 56 anni frequentando prima le scuole di Quara e poi di Toano. Oggi in terza media, ieri mattina doveva andare in gita, ma l’arresto dei genitori ha completamente scompaginato la sua vita.

La domanda che tutti si pongono è come sia possibile in un paese di poche anime come Cerrè Marabino, una brava persona come Beppe che tutti incontravano per la strada o lo vedevano alla guida di un trattore, ad un certo punto sparisce e per due o tre mesi nessuno ne parla. Le notizie però correvano tra i parenti di Giuseppe che, preoccupati, telefonavano a casa sua ricevendo dai familiari risposte dalla figlia e dal genero evasive e, a volte, anche prepotenti, dicendo che lui stava bene, di non telefonare e di lasciarli in pace. Questo ed altro dicevano i familiari di Giuseppe ai parenti che si interessavano al suo stato di salute. La cognata Paola ha cercato di contattare telefonicamente più volte Giuseppe (fratello di suo marito Claudio) e anche prima quando riusciva a parlargli, lui diceva che andava tutto bene e che tutto era a posto. "Mio cognato era troppo buono, non voleva darci pensieri, però si capiva che le cose non andavano bene – precisa Paola – e mio marito era molto preoccupato e lo erano anche tutti i nipoti. Sapevamo che era in difficoltà con il genero, però si può pensare a qualche incomprensione come a volte accade nelle famiglie. Il 5 gennaio scorso era il compleanno di mio marino, di solito ci scambiamo gli auguri come siamo abituati noi. Ma da quella casa arriva nulla. Nessuna risposta, anzi".

Il padre di Giuseppe Pedrazzini si era fatto una bella casa a Cavola di Toano che poi, d’intesa con la figlia, ha venduto e con la moglie sono andati ad abitare assieme alla figlia, il genero, con il nipote nel palazzo storico (Castello) di Cerrè Marabino, acquistato dal nonno materno con i soldi guadagnati in Belgio lavorando in miniera (minatore in pensione). In quella casa è vissuta anche la nonna materna della moglie di Giuseppe, Giuseppina, morta nel dicembre scorso.