Gruppo Romani chiude una sede. Cassa integrazione per i lavoratori. La Filctem convoca un presidio

Il colosso della ceramica di Casalgrande ha deciso di trasferire i dipendenti da Roteglia a Rubiera. Motivo del braccio di ferro, la mancata compensazione degli stipendi decurtati dall’ammortizzatore sociale.

Gruppo Romani chiude una sede. Cassa integrazione per i lavoratori. La Filctem convoca un presidio

Gruppo Romani chiude una sede. Cassa integrazione per i lavoratori. La Filctem convoca un presidio

C’è agitazione tra i lavoratori del Gruppo Romani, uno dei colossi della ceramica industriale. Recentemente l’azienda avrebbe deciso per la chiusura di uno degli stabilimenti del gruppo, più precisamente quello che si trova a Roteglia in via Baiso 13, per portare tutti i lavoratori a Rubiera, dove l’azienda possiede un’altra grande sede produttiva, aggiornata nel 2013 con un investimento da più di 20 milioni di euro. L’azienda dal canto suo avrebbe garantito che ci sarà la piena occupazione per tutti quei dipendenti che saranno trasferiti di sede. Ma due aspetti preoccupano i sindacati, che nel frattempo hanno indetto un presidio per giovedì mattina davanti alla storica sede in via Volta a Casalgrande. Il primo fra tutti riguarda l’ammortizzatore sociale che l’azienda vorrebbe utilizzare durante questa fase di transizione. I dipendenti dello stabilimento di Roteglia finirebbero appunto in cassa integrazione, ma la Filctem-Cgil ha subito chiesto che la differenza tra cigs e stipendio, fosse garantita dalla stessa azienda in attesa di ripartire a pieno regime.

La preoccupazione delle associazioni dei lavoratori riguardano in particolare la grave inflazione che ha eroso il potere d’acquisto dei dipendenti in questi difficili mesi, e che quindi con uno stipendio ridotto si possano verificare drammatiche situazioni famigliari. L’azienda per ora pare aver chiuso a questa ipotesi. Ovviamente l’altro aspetto che preoccupa i sindacati è il segnale stesso della chiusura di uno stabilimento come quello di Roteglia, che giunge un po’ come un fulmine a ciel sereno per i dipendenti. Nei prossimi giorni in ogni caso dovrebbe riaprirsi un tavolo delle trattative e i sindacati sperano di poter avere qualche informazione ulteriore che scongiuri qualsiasi prospettiva negativa sul piano occupazionale e ovviamente produttivo.

Saverio Migliari