Siccità, il fiume Po in negativo di quasi tre metri

Il livello scende di circa cinque centimetri al giorno il livello del fiume. Superati i valori dell’estate 2004

La drammatica situazione del fiume Po

La drammatica situazione del fiume Po

Nei giorni scorsi il livello del Po aveva raggiunto i 2.61 metri sotto lo zero all’idrometro AiPo di Boretto, superando i quasi 2.5 metri sotto lo zero dell’agosto 2004, in occasione di una precedente secca storica del fiume. Ma ieri è stato raggiunto un nuovo record, con quota –2.73 metri in mattinata, con tendenza a salire verso i –2.78 metri verso sera, con decremento medio di cinque centimetri al giorno. Anche per i prossimi giorni il trend dovrebbe restare immutato.

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E se ormai per quanto riguarda l’aspetto turistico la situazione, almeno durante questa stagione, sembra compromessa dal punto di vista della navigazione, si guarda attentamente al Po per l’irrigazione. Grazie all’enorme lavoro svolto dalla Flumar per conto del Consorzio di bonifica - continuando a scavare sabbia per tenere sgombro un passaggio per l’acqua verso le pompe che spingono acqua nei canali interni che servono per dare risorse ai campi coltivati - al momento l’irrigazione è possibile, senza sosta, pur con qualche limitazione generale. Ma se il Po dovesse calare ulteriormente, l’acqua non arriverebbe più verso le pompe, già abbassate di recente proprio in vista di simili situazioni, bloccando così l’alimentazione dei canali. In questo momento di punta della stagione agricola, si rischierebbero danni ulteriori per i campi e le aziende rurali. Anche per questo, dove si può, è in corso una raccolta anticipata dei prodotti, anche grazie alla maturazione a sua volta anticipata dalle alte temperature. Nei prossimi giorni è previsto un nuovo incontro della cabina di regia che analizza la situazione generale del Po, allo scopo di capire fino e come sarà possibile garantire l’irrigazione delle campagne. Intanto, lo storico dell’ambiente e docente al centro di storia di Scienzes Po, Giacomo Parrinello, parla di "un episodio non isolato, legato al cambiamento climatico, rispetto al quale occorre adattarci rapidamente in modo strutturale, ripensando pure agli usi delle acque". Di questa situazione si parla ormai da tempo. Lo stesso Parrinello aveva indicato la strada già nel 2003. "Eppure in tutti questi anni – ha spiegato all’agenzia Dire – va rilevata una quasi completa assenza di interventi strutturali e per me è davvero vertiginoso pensare a questi vent’anni trascorsi senza che si sia mosso nulla, pur sapendo che andiamo incontro a un futuro in cui questi eventi non faranno che ripetersi e in forme sempre più gravi". Anche a livello locale ci sono operatori del fiume, dell’economia e del turismo che di questi temi parlano da anni. Ma con enti tecnici e politici impegnati più ad annunciare roboanti progetti piuttosto che realizzarli in modo concreto. "Occorre ripensare al sistema dell’uso delle acque – dice Parrinello – magari basandosi sugli esempi che arrivano da zone aride dell’Africa, dell’India: ci sono zone semidesertiche in cui è praticata la policoltura, con coltivazione di tipi diversi di prodotto nella stessa area, capaci di adattarsi a varie condizioni. E’ una forma di assicurazione: se un tipo di pianta dovesse fallire a causa di condizioni avverse, ce n’è sempre un’altra che invece prospera in quelle condizioni, assicurando il raccolto. Forse non sarà la soluzione ideale per la Pianura Padana. Ma possono essere delle idee da cui partire".

Antonio Lecci