Il primo intervento dell’Interpol

Per l’udienza di ieri era stato citato come testimone il giovane afghano con cui Saman Abbas ebbe una storia tre anni fa e che lei raggiunse in Belgio: la giovane si allontanò dalla casa di Novellara il 12 giugno 2020, per poi fare ritorno a casa dopo dodici giorni e rendere dichiarazioni ai carabinieri. Il ragazzo però non avrebbe manifestato la volontà di presenziare. Da quanto emerso, lui avrebbe rivelato che i genitori della pakistana avrebbero voluto costringerla a sposare un cugino in patria. Raccolta la confidenza, il ragazzo avrebbe deciso di sporgere denuncia alla polizia belga innescando così l’avvio di un primo intervento dell’Interpol. A domanda dell’avvocato Maria Grazia Petrelli, difensore di Ikram Ijaz, è emerso che fu redatta un’informativa su false dichiarazioni da parte di Saman Abbas, che sul suo allontanamento erano discordanti. Poi, su richiesta del pm Laura Galli, è stato specificato che il 13 novembre 2020, giorno in cui fu notificato che Saman doveva andare in comunità protetta, la madre Nazia Shaheen non aveva confermato le dichiarazioni della figlia. Poi fu formulata anche per il ragazzo afghano l’ipotesi di sottrazione consensuale di minori all’estero.

al. cod.