Incidente Rio Saliceto, arrestato l'uomo che ha ucciso il ciclista

E' un operaio di 55 anni. In stato confusionario, avrebbe detto agli agenti: "Forse ho visto un’ombra"

Il terribile incidente a Rio Saliceto (foto Artioli)

Il terribile incidente a Rio Saliceto (foto Artioli)

Rio Saliceto (Reggio Emilia), 10 settembre 2020 - A poche ore dall’incidente è stato individuato e arrestato il presunto ‘pirata della strada’ che martedì pomeriggio ha investito e causato la morte del 44enne Zamhir El Harti, a Rio Saliceto.

Si tratta di un 55enne – S.G., le sue iniziali – reggiano, residente a Rolo, operaio dipendente di un’azienda agricola non molto distante dal luogo della tragedia. L’uomo si trova attualmente ai domiciliari dopo l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Reggio. L’accusa formulata dal sostituto procuratore Laura Galli, titolare dell’inchiesta, è di fuga e omissione di soccorso in omicidio stradale.

Sarebbe stato lui alla guida del mezzo agricolo che ha urtato fatalmente il marocchino che viaggiava in sella alla sua bicicletta in via Ca’ de Frati, strada che costeggia la campagna sulla Sp46, per poi scappare senza fermarsi. Ora verrà sottoposto agli esami biologici per verificare se fosse al volante sotto effetto di stupefacenti o in stato d’ebbrezza. Mentre il trattore – che stando ai primi rilievi presentava ancora tracce ematiche (nelle prossime ore le analisi chiariranno, come probabile, se il sangue appartiene al magrebino, la cui salma si trova ancora bloccata dal magistrato all’obitorio di Coviolo) nella parte del rimorchio – è stato sequestrato per procedere all’incidente probatorio.

La svolta investigativa è arrivata nemmeno ventiquattrore dopo il sinistro, con gli agenti della polizia stradale di Reggio e del distaccamento di Guastalla, ma anche con l’aiuto della polizia municipale dell’Unione Pianura Reggiana, che hanno analizzato attentamente le immagini delle telecamere installate in zona, individuando veicolo e risalendo di conseguenza al proprietario.

Dopo l’incidente l’uomo sarebbe tornato al lavoro come se niente fosse, a pochi chilometri di distanza, nei campi. Consapevole di quanto accaduto? Al momento non vi sono certezze. "Forse ho visto un’ombra...". Sono queste le uniche parole che avrebbe riferito il 54enne indagato di omicidio stradale, a tarda sera dopo l’arresto. Un racconto confusionario, come se l’uomo avesse un po’ perso il lume della ragione dopo l’accaduto. Difficile per ora dire se si fosse accorto di aver urtato la bicicletta del 44enne marocchino poi deceduto. Anche se, al momento della visita della Polstrada a casa, non avrebbe mostrato particolare sorpresa o stupore. Non ha proferito parole e poi è stato portato in caserma dove lo ha raggiunto il suo avvocato. La dinamica del sinistro però lascerebbe però pochi dubbi sulle presunte poche accortezze messe in atto dall’operaio.

Il trattore che guidava – un potente e moderno John Deere a due assi – è largo 1,70 metri e con un rimorchio spandiletame a tre assi, per una lunghezza complessiva di 15 metri di convoglio agricolo. Complicato stabilire dunque, stando a queste misure, se avesse potuto sentire l’impatto. Ma il mezzo era in fase di sorpasso della bicicletta, manovra (questa sì, volontaria) comunque azzardata per tutte le condizioni descritte. Inoltre, il contadino avrebbe dovuto quantomeno guardare negli ampi specchietti dopo il sorpasso. Negligenze che potrebbero costargli fino a cinque anni di condanna, come previsto dalla legge.