"L’ergastolo non può essere applicato Hicham Boukssid soffre di infermità mentale"

Migration

"L’ergastolo non può essere applicato a chi soffre di infermità mentale".

È il nocciolo della questione di legittimità costituzionale sollevata ieri da Pina di Credico, avvocato difensore del 37enne Hicham Boukssid che l’8 agosto 2019 uccise a coltellate la barista cinese 25enne Hui ‘Stefania’ Zhou (foto) per un amore malato e maturato solamente nella testa del nordafricano.

Davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Cristina Beretti con a latere Chiara Alberti e la giuria popolare, l’uomo è imputato per omicidio volontario aggravato dai futili motivi, premeditazione e crudeltà, accuse mosse dal pm titolare dell’inchiesta Marco Marano: sia davanti al gup che nel rito ordinario era stata bocciata la sua domanda di rito abbreviato. I medici gli hanno diagnosticato la seminfermità mentale all’epoca dei fatti. Elencando sentenze della Corte costituzionale, l’avvocato Di Credico ha equiparato la situazione di chi soffre di infermità a quella dei minori, per i quali il fine pena mai non è previsto. In precedenza i carabinieri, sentiti come teste, hanno descritto l’imputato quando era ricomparso dopo essersi dato alla macchia per giorni dopo l’omicidio.

In apertura di udienza sono state sentite le registrazioni fatte dopo che il 37enne era entrato nel comando dell’Arma. Il difensore ha sollevato l’inutilizzabilità del verbale che contiene quelle trascrizioni: "Le registrazioni non erano finalizzate a trovare l’arma, erano state fatte domande anche sull’omicidio e lui aveva diritto a essere assistito da un avvocato, avvertito solo alle 5.25 del mattino dopo". Il pm ha ribattuto che quando lui era stato portato sul posto non c’era ancora certezza sulla sua identità.

al.cod.