"L’infermità non può giustificare la guida folle"

Strage di Gaida, la famiglia delle quattro vittime: "La perizia psichiatrica disposta per Orjol Lame? Sia obiettiva e scrupolosa"

"L’infermità non può giustificare la guida folle"

"L’infermità non può giustificare la guida folle"

"L’infermità mentale non può giustificare quella condotta di guida scriteriata". La famiglia delle quattro vittime della strage di Gaida non ha preso bene la decisione del tribunale di Reggio di procedere ad una perizia psichiatrica che attesti le condizioni di Orjol Lame, l’uomo che era alla guida dell’auto – senza patente, senza assicurazione e sotto effetto sia di alcool sia di droga – che si è schiantata a Gaida, contro una vecchia abitazione sulla via Emilia, il 30 ottobre scorso, causando la morte della sua compagna Shane, del loro figlio piccolo Mattias (un anno e quattro mesi) e dei fratellini di lei, Resat e Rejana, di 11 e 9 anni. Ardian e Anjeza Hyseni, I genitori-nonni delle vittime, dopo la tragedia sono ritornati in patria, a Durazzo, in Albania. è rimasto loro un solo figlio, il 18enne Danilo che studia in un’accademia per diventare chef a Lione, in Francia. Per il processo hanno l’intenzione di costituirsi parte civile e si sono affidati a Studio3A-Valore, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali in ogni tipologia di sinistro, con la collaborazione degli avvocati Nicola Termanini del foro di Modena e Fabio Ferrara del foro di Bari.

Lame – indagato per omicidio stradale plurimo e aggravato – un mese e mezzo fa è uscito dal coma ed è stato trasferito a Correggio in un reparto ad alta specializzazione per la riabilitazione da gravissimi traumi. Finora non è stato possibile neppure interrogarlo, da qui la perizia per capire se puiò prendere parte, scientemente, ad un processo.

"Sanno che non si può perseguire una persona in stato di coma, ma chiedono una perizia scrupolosa e obiettiva – spiegano i legali – che accerti veramente le condizioni e i margini di recupero dell’indagato, e, laddove ve ne siano, sperano anche che non si voglia addurre una momentanea ‘infermità mentale’ per giustificare quella condotta di guida scriteriata che ha strappato loro quasi tutti gli affetti".

La famiglia chiede giustizia. "A rendere ancora più grave il fatto – concludono i legali – è che Lame “vantava” vari precedenti specifici e anche condanne per spaccio di sostanze stupefacenti e sul suo capo pendeva un decreto di espulsione, non si sarebbe nemmeno dovuto trovare in Italia".

dan. p.