STEFANO CHIOSSI
Cronaca

Mattia Binotto al comando della Ferrari. La Scuderia parla reggiano

L’ingegnere di 50 anni è il nuovo ‘team principal’. Prende il posto di Arrivabene

Binotto durante una corsa

Binotto durante una corsa

Reggio Emilia, 8 gennaio 2019 - Un reggiano alla guida del reparto corse della Ferrari. La notizia, prima di tutto: è ufficiale, al muretto rosso, quest’anno, vedremo il nostro Mattia Binotto. Per i meno avvezzi al mondo della Formula 1, il ruolo del Team Principal non ammette sconti. Figurarsi quando il marchio in questione rappresenta il cavallino rampante di Enzo Ferrari. E lo sapeva anche Maurizio Arrivabene, scaricato dopo quattro anni (e tre secondi posti all’attivo dietro l’inarrivabile Mercedes) proprio per far posto al 49enne ingegnere reggiano.

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Ma su chi sia realmente Binotto, scelto personalmente prima dal compianto Sergio Marchionne, e poi dalla famiglia Agnelli (nelle veci del presidente Ferrari John Elkann) poco è noto alle cronache. Il volto sbarbato, ancora da ragazzino, al netto dei 24 anni trascorsi a Maranello, lascia intravedere solo il riflesso di una personalità nascosta ai grandi schermi. Nato a Losanna il 3 ottobre 1969, Binotto è figlio di emigrati: papà Luigi faceva il tassista nella terra dei quattro Cantoni, portandosi dietro la moglie Marta e lasciando soprattutto la loro Reggio per cercare fortuna. Ma di quella terra, i due coniugi hanno sempre avuto grandi ricordi. Il piccolo Mattia era infatti ben conosciuto a Selvapiana di Canossa, dove trascorreva buona parte delle sue vacanze estive. E dove a distanza di anni vive ancora, alternandosi tra la piccola frazione e il centro città per andare incontro alle esigenze dei due figli impegnati negli studi superiori. Sfumature colte non a caso da Sergio Marchionne. Che nella storia personale (e nella natura schiva) di Binotto ha rivisto il suo passato da emigrato in Canada: capacità di gestione, formazione multiculturale e un’intelligenza innata certificata dalla laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Losanna nel 1994.

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L’allora presidente Ferrari puntò tutto sul motorista reggiano nel 2014 per risollevare il Cavallino da una stagione chiusa a zero vittorie: «Abbiamo interpretato il regolamento ‘alla carlona’», affermò simpaticamente l’ex leader di Fca, commentando un’era di propulsori ibridi in cui la rossa si fece trovare impreparata.

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Da allora sono arrivate 14 vittorie e una promozione per l’ingegnere nel 2016 a capo dei tecnici di pista. Così come le richieste, pressanti e tutt’altro che scontate, dai grandi rivali Renault e Mercedes per accaparrarsi la mente della rinascita Ferrari.

I dissidi con l’ex Team Principal Arrivabene hanno fatto il resto, facendo pendere la bilancia – nonostante la prematura scomparsa di Marchionne – dalla parte di Binotto.

Così, dalle gare in televisione viste insieme al nonno Gianfranco, l’ingegnere reggiano passerà direttamente dall’altra parte dello schermo. E da lui, più di tutti, dipenderà il futuro del Cavallino: un titolo iridato piloti ormai distante 11 anni non può più aspettare.