Muore in ospedale Indagine della procura

Sequestrate al Santa Maria le cartelle cliniche di un 74enne di Rubiera. Sarebbe caduto dal letto battendo la testa. "Le sponde erano state rimosse"

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"Qualcuno avrebbe rimosso per errore le sponde protettive del letto. Lui, dopo l’operazione, non avrebbe avuto le forze per scavalcarle".

Secondo l’accusa, un 74enne di Rubiera (M.B., le sue iniziali) sarebbe morto – in seguito a una caduta a terra che gli avrebbe provocato un edema cerebrale, avendo sbattuto la testa – a causa di una ‘colpa medica’ il 3 marzo scorso all’Arcispedale Santa Maria Nuova.

Per questo, dopo la denuncia presentata dai familiari il 10 marzo ai carabinieri, il sostituto procuratore Isabella Chiesi vuole vederci chiaro, aprendo un’inchiesta, formulando come ipotesi di reato l’omicidio colposo in ambito sanitario.

L’anziano era stato ricoverato il 26 gennaio, prima nel reparto di chirurgia in seguito all’intervento di routine perfettamente riuscito per asportare un ‘banale’ ascesso perianale. E poi in Medicina per il decorso ospedaliero. È il 23 febbraio quando "la moglie – racconta in una nota ‘Studio3A-Valore’, società specializzata nel risarcimento danni e tutela diritti dei cittadini, con la consulenza dell’avvocato Sara Donati – va a trovarlo come ogni giorno, durante l’orario di visita. Era un po’ debilitato, ma stava bene. Alla fine del turno di visita, lo lascia mentre si trovava disteso sul letto con le sponde laterali alzate: è l’ultima volta che gli parlerà. Alle 22 di quella stessa sera, infatti, dall’ospedale chiamano la signora per avvisarla che suo marito era caduto, senza fornire alcuna altra spiegazione sulla dinamica. E che stavano attendendo con urgenza l’intervento di un neurochirurgo".

Dopo l’operazione l’uomo viene portato nel reparto di Rianimazione, "con la parte sinistra del corpo completamente paralizzata", dove in seguito alle complicazioni muore dopo sette giorni. "Vogliamo fare luce sull’accaduto e accertare le responsabilità. I familiari non sono per nulla convinti delle spiegazioni evasive, poco chiare e discordanti date loro dai medici in merito alla caduta, che hanno sempre cercato di discolparsi senza però fornire una versione univoca, chiara e credibile. Al personale sanitario competeva comunque l’obbligo contrattuale di sorvegliarlo e tutelarne l’incolumità", conclude la legale.

L’indagine per ora ha portato la pm a sequestrare le cartelle cliniche e altra documentazione sanitaria, mentre si attende che decisa in merito a un’eventuale disposizione dell’autopsia. L’Ausl seppur confermi l’esistenza di un procedimento di indagine, non intende al momento rilasciare commenti ufficiali in merito, attendendo che la giustizia faccia il suo corso.

Daniele Petrone