Museo Peppone e don Camillo: "Pro loco esclusa dall’anniversario"

La polemica: "Ne siamo i proprietari e l’abbiamo fondato: Fondazione e amministrazione ci hanno ignorati"

Museo Peppone e don Camillo: "Pro loco esclusa dall’anniversario"

Museo Peppone e don Camillo: "Pro loco esclusa dall’anniversario"

In fatto di ’scontri’ e polemiche, nel classico clima di sfida Peppone-Don Camillo, Brescello non si smentisce neppure in occasione del 35° anniversario dello storico museo, avvenuto il 21 aprile. Amministrazione comunale e Fondazione, per quell’evento, non avrebbero invitato i rappresentanti della Pro loco locale. Dall’associazione turistica, infatti, sostengono di non essere stati minimamente coinvolti nelle celebrazioni. "Con un semplice colpo di spugna – dicono dalla Pro loco – hanno ignorato coloro che hanno dedicato quasi metà della loro vita a pubblicizzare e far conoscere il nostro paese. Se oggi esiste un mercato turistico a Brescello, lo si deve alla Pro loco. E cogliamo l’occasione per informare coloro che non ne fossero a conoscenza, che il museo Peppone e don Camillo è di proprietà della Pro loco di Brescello. E ora in è fase di completamento la redazione di un atto per la gestione, con relativo contributo d’affitto a favore della Pro loco, da parte della Fondazione Paese di Don Camillo e Peppone".

Non si fa attendere la replica di Augusto Abbati, presidente della Fondazione: "L’invito è stato inviato dall’Ufficio turistico l’11 aprile, destinato alla Pro loco. Sottolineo inoltre un mio personale invito al presidente Carpi, al vicepresidente Mangeri e al consigliere Padova, durante un incontro, a cui era presente anche il sindaco".

Ma la giustificazione non convince la Pro loco: "Quale invito? Quello generico inviato alle migliaia di contatti della Fondazione? La Pro loco con i suoi volontari ha dato vita al Museo e si è spesa per promuovere il nostro paese in tutto il mondo. Signor presidente, si è anche dimenticato di mettere il nostro logo su qualsiasi materiale... Eviti imbarazzanti acrobazie per giustificare i fatti".

Antonio Lecci