DAVIDE MINGHETTI
Cronaca

I rischi della nube tossica alle piscine di Guastalla spiegati dall’esperto

Il professor Francesco Saverio Violante, direttore dell’Unità Operativa di Medicina del Lavoro dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, illustra i pericoli per chi resta esposto al ‘cloro gassoso’ come accaduto in provincia di Reggio Emilia: “Forte irritazione alle vie respiratorie”

Guastalla (Reggio Emilia), 9 maggio 2024 - Una nube di cloro si è sprigionata nelle piscine di via Sacco e Vanzetti a Guastalla. Come sostiene Arpae a causare l’incidente potrebbe essere stata “una miscelazione errata durante le operazioni di travaso del fornitore di acido solforico all’interno delle cisternette di raccolta nel locale di deposito del centro”. Infatti, “la formazione di cloro gassoso” si ha “quando l’acido solforico si mescola inavvertitamente con una soluzione di tipo ipoclorito, disinfettante nelle acque di piscina”.

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Tantissimi i presenti in zona esposti alla sostanza: oltre ai lavoratori coinvolti, anche gente nei bar e nella mensa adiacente, piena per l’orario della colazione. In totale sono un centinaio le persone che hanno respirato i vapori tossici, molte delle quali hanno richiesto l'intervento del pronto soccorso.

A sinistra, il professor Francesco Saverio Violante, direttore dell’Unità Operativa di Medicina del Lavoro dell'ospedale Sant'Orsola. A destra, i soccorsi alla piscina di Guastalla
A sinistra, il professor Francesco Saverio Violante, direttore dell’Unità Operativa di Medicina del Lavoro dell'ospedale Sant'Orsola. A destra, i soccorsi alla piscina di Guastalla

Ma quali possono essere questi effetti? E quanto è pericoloso avvicinarsi a questo tipo di sostanze utilizzate nelle piscine? Lo abbiamo chiesto al professor Francesco Saverio Violante, direttore dell’Unità Operativa di Medicina del Lavoro dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna.

Quali sintomi può causare l’esposizione a una nube di cloro?

"Le persone che hanno respirato la nube di cloro hanno avuto sintomi di tipo irritativo. I vapori tossici colpiscono immediatamente gli occhi per poi passare alle vie respiratorie. In Italia il limite per la respirazione dell'acido solforico è di 0,05 milligrammi per 8 ore. Superato questo limite, c'è un rischio maggiore di irritazione. E' presumibile quindi che gli intossicati delle piscine di Guastalla abbiano respirato un grado più elevato".

Che rischio corrono gli intossicati?

"In questo caso nessuno a parte un'irritazione, la cui durata può variare a seconda dell'esposizione ai vapori. Le persone presenti a Guastalla hanno avuto un'esposizione singola, quindi limitata a poche ore nella giornata odierna. Se l'esposizione si fosse prolungata su più giorni, dunque massiccia, avrebbero invece corso rischi maggiori. In questo caso, fortunatamente, chi ha respirato il cloro può cavarsela con uno o più giorni di irritazione, dipende dal grado di esposizione, che poi svaniranno da soli progressivamente".

Chi ha rischiato di essere più esposto? Tra gli intossicati, anche diversi ragazzi.

"I bambini e gli adulti corrono rischi simili: i vapori tossici infatti colpiscono le vie respiratorie a prescindere dalle età. A contare è la vicinanza alla sostanza: sicuramente i lavoratori della piscina saranno i più colpiti. Chi era più lontano, invece, può aspettarsi effetti irritativi più leggeri".