ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Strangolò la compagna, vent’anni di carcere

La Cassazione conferma la condanna per Ivan Forte Respinto il ricorso basato sulla perizia che gli attribuisce una «aggressività di tipo genetico»

Titti Oliveri e Ivan Forte in un momento felice

Titti Oliveri e Ivan Forte in un momento felice

Reggio Emilia, 30 marzo 2016 – Strangolò la compagna, poi diede fuoco al loro appartamento portando fuori il loro figlio di appena undici mesi. Ma il piano di una messinscena a metà tra tragica fatalità e salvataggio resse per poco.

E Ivan Forte, 30enne di Castrovillari, finì per confessare l’omicidio di Tiziana Olivieri, 40 anni, originaria di Marzaglia, nel Modenese, avvenuto nella casa di Fontana di Rubiera. La pena per l’assassino, vent’anni di carcere, è stata confermata ieri in Cassazione. Ma i dubbi che davvero sia stata fatta giustizia, secondo i parenti della vittima, restano. Perché?

In primo grado il magistrato di Reggio Valentina Salvi aveva chiesto l’ergastolo, ma il giudice lo aveva condannato a trent’anni – ventiquattro per l’omicidio e altri sei per gli altri reati collegati – diventati poi venti per lo sconto legato al rito abbreviato. E allora aveva fatto scalpore la mancata fissazione dell’udienza di primo grado a Reggio, che aveva portato alla sua scarcerazione. In Appello la pena era stata confermata.

Ieri il giudice ha rigettato il ricorso presentato da Forte attraverso l’avvocato Francesco Pagliuso, basato sulla richiesta di una perizia per riconoscere un’incapacità di intendere e di volere e, soprattutto, «un’aggressività di tipo genetico,’ aggravata dal lavoro stressante di autotrasportatore».

Il legale Barbara Tassi si dice «soddisfatta, perché visto l’iter processuale non avremmo potuto avere una pena maggiore». Il riferimento è soprattutto al primo grado, quando il giudice, non considerando l’aggravante dei futili motivi, ha scartato l’ergastolo.