"Raddoppiato il costo della farina Il pane? È cresciuto solo del 3%"

"Non è bello alzarsi di notte per poi rimetterci, ma non possiamo nemmeno aumentare i listini del 40%: teniamo duro"

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"I rincari attuali sui prezzi della farina sono allucinanti: in sei mesi siamo passati da 30 euro al quintale agli attuali 60; mai visto nulla di simile in 50 anni di lavoro".

Giuliano Melli, socio assieme ai fratelli Angelo e Mariateresa dello storico panificio Melli – tre punti vendita e circa 60 dipendenti da quando i genitori Gisberto e Gentilia aprirono il primo forno nel 1968 – fatica a credere a quanto sta accadendo. L’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime, aggravato dalla guerra in Ucraina, è senza precedenti: "Ho 60 anni e ne avevo 6 quando ho messo piede per la prima volta nel negozio di famiglia. A memoria, dall’avvento dell’euro, il prezzo della farina da noi utilizzata ha sempre oscillato sui 30 euro al quintale. Se ci pensate ora è raddoppiato, e ricordo che come panificio di quintali ne acquistiamo 4.500 all’anno. Ma non è tutto: i costi energetici sono saliti del 60%; lo strutto, un componente minore semmai ma comunque utilizzato, è passato da 90 centesimi a 1 euro e 50. Ah e ci sarebbe anche l’olio di girasole: da 0,20 a 1,30, siamo al +600%...".

Ma un po’ come è avvenuto per i carburanti (il ministro Roberto Cingolani ha parlato apertamente di "colossale truffa: il mercato specula") secondo Melli i rincari sulle farine destano più di un sospetto: "La guerra in Ucraina è un fattore: la chiamano ‘granaio d’Europa’ per un motivo, e per alcuni tipi di pane siamo costretti a importare dall’estero. Per esempio sulla ciabatta le farine italiane sono troppo ‘deboli’ e quindi inadatte. Ora: dall’inizio del conflitto il rincaro è stato del 20%, ma l’aumento era iniziato già a fine 2021…".

Nello specifico il 60enne quantifica in "15 euro al quintale che abbiamo pagato in più dallo scorso novembre. Tutto di colpo. E’ come se i Paesi esteri si tenessero in casa il grano consapevoli che qualche mese più tardi l’avrebbero rivenduto a cifre ben superiori, e avevano ragione visto che ora costa come l’oro. Penso ci sia stata una evidente speculazione. Come si fa a lavorare in questo modo? I fornitori ora non bloccano più i prezzi, quindi viviamo alla giornata, con cifre in costante aumento. Se il governo non interviene a calmierare diventa dura continuare la produzione. Parlo spesso con i colleghi del settore: siamo tutti messi ‘da panico’".

Inevitabilmente l’aumento dei prezzi si riversa sul consumatore finale, ovvero i cittadini: "Al momento siamo saliti del 3% - precisa Melli – che se ci pensate è poco rispetto ai costi che abbiamo. Se aumentassimo del 30-40% ci sarebbe giustamente una insurrezione come avviene per il carburante. Certo svegliarsi tutte le notti per lavorare in perdita non è piacevole, ma al momento teniamo duro. Il pane è un bene primario e non ci sentiamo di voltare le spalle ai cittadini. Senza dimenticare che riforniamo anche 40 supermercati tra Coop, Conad, Sigma…Ma di certo non si può andare avanti così".

Stefano Chiossi