Reggio, terrore alla stazione. Tre delitti in otto mesi

Lungo questi binari, da sempre metafora di viaggi e di speranza, ma che camminano sul filo sottile della morte, le...

Reggio, terrore alla stazione. Tre delitti in otto mesi

Reggio, terrore alla stazione. Tre delitti in otto mesi

Lungo questi binari, da sempre metafora di viaggi e di speranza, ma che camminano sul filo sottile della morte, le vite umane sembrano quasi perder valore a Reggio Emilia. Nel quartiere attorno alla stazione centrale che si snoda non sulle sfavillanti onde della Mediopadana disegnate dall’archistar Calatrava dall’altra parte della città, ma su una strada a ‘elle’ lungo la quale ci si perde in laterali e vicoli fantasma, si fa a cazzotti con la miseria e scorre il sangue. Tre omicidi in otto mesi. Mohamed Ali Thabet, tunisino, 18 anni, accoltellato sulla banchina. E poi Singh Amrik, indiano, 46 anni e il connazionale Singh Sukhninder, 44 anni: entrambi uccisi a botte. Tutti senzatetto vittime per mano di altri clochard. Invisibili che muoiono per una dose di crack contesa, la droga che va per la maggiore qui per dimenticarsi dei problemi, o per il ‘miglior’ giaciglio in cui dormire.

Una bomba sociale, a tre minuti a piedi con passo andante dalla questura e a due giri in più d’orologio dal centro storico. Degrado e microcriminalità sono all’ordine del giorno. Furti, risse tra etnie rivali, baby gang che girano con cani feroci per incutere timore e spaccio di stupefacenti in qualsiasi androne e alla luce del sole, bivacchi abusivi ricavati spesso nei garage dei condomini o nei sottopassi della stazione, sbandati in preda all’alcol che vanno in escandescenza sotto i portici. Un’escalation di violenza e di episodi che nei mesi invernali si è intensificata. "In questo periodo c’è un aumento statistico fisiologico – hanno smorzato a più riprese forze dell’ordine e prefettura – I reati però sono in calo, i responsabili dei crimini sono stati tutti identificati in breve tempo". Ma soprattutto "la percezione di insicurezza supera quella reale". Si sprecano i paragoni con Milano e altre città dove "lì sì che la criminalità morde davvero". Ma per una città salotto buono come Reggio Emilia, dove la disoccupazione è bassa e dove si vive bene, il problema è amplificato.

Attorno alla ferrovia vivono migliaia di residenti, affezionati alle loro case e al loro quartiere dal quale non vogliono andarsene, ancorati agli anni precedenti al boom migratorio dove anche qui i palazzi brillavano quasi come nel centro città, più che in altre zone stazioni d’Italia, da sempre critiche. Cittadini e commercianti (soprattutto stranieri, a loro volta critici anche con connazionali che hanno ‘scelto’ per disperazione la via della strada) esasperati che dopo una certa ora non escono di casa. S’invoca l’Esercito con l’adesione all’operazione ‘Strade Sicure’ del Governo, ma il ‘no’ istituzionale è fermo. Risolto il problema delle ex Reggiane, sgomberate e riqualificate, gli ‘invisibili’ si sono trasferiti qui. I flussi migratori incontrollati hanno fatto il resto; minori non accompagnati bighellonano e vivono alla giornata. Un’emergenza già entrata nei programmi elettorali in stesura sia di destra sia di sinistra, dato che a giugno in città si vota. Con la speranza che qualcuno trovi la soluzione. Per davvero.

Daniele Petrone