Un serrato botta e risposta tra il pm Valentina Salvi e la psicologa imputata Nadia Bolognini ha occupato la prima parte dell’udienza di ieri del processo sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano. Si è parlato della rete di pedofili attivi in Val d’Enza di cui, secondo l’accusa, la psicologa, difesa dagli avvocati Luca Bauccio e Francesca Guazzi, avrebbe sostenuto a suo tempo l’esistenza. Il pm Salvi l’ha incalzata rileggendo in aula le dichiarazioni rese da alcuni testimoni. Una di loro disse che fu messa a conoscenza della presunta setta dell’equipe di lavoro in cui Bolognini illustrava le caratteristiche di questa realtà come presente anche in Val d’Enza. Un’assistente sociale aveva poi riferito davanti ai giudici che Bolognini parlò di bambini possibili vittime di pedofili indicando tre minorenni. La psicoterapeuta ha risposto dicendo che ne parlò in un incontro nel 2015 con tutto il gruppo di lavoro, condotto da lei e con psicologi, assistenti sociali ed educatori. Era emersa in Val d’Enza la storia di un’adolescente fatta prostituire dalla madre (condannata in via definitiva) e che le sue prestazioni sessuali a pagamento con un numero consistente di uomini avvenivano anche in gruppo: "Fu una situazione difficile da affrontare per gli operatori con cui la ragazzina parlava". Il pm Salvi ha chiesto lumi anche rispetto a un’altra testimone secondo cui Bolognini invitò tutti a non parlare della setta, nemmeno con forze dell’ordine o magistrati. L’imputata ha spiegato che nel gruppo vigeva una regola ferrea, ovvero che i partecipanti non potessero condividere informazioni con terzi, in modo che potessero esprimersi liberamente. L’imputata ha infine anche detto di non conoscere la vicenda dei Diavoli della Bassa modenese e di non essere mai entrata nel merito.
Alessandra Codeluppi