Saman, un altro rinvio per il padre Lui: "Non so dove sia mia moglie"

Il suo avvocato difensore ha depositato in tribunale delle memorie scritte dal 46enne Shabbar Abbas. L’uomo dovrà ripresentarsi davanti al giudice pakistano il 19 gennaio: udienza slittata per la quinta volta

Saman, un altro rinvio per il padre  Lui: "Non so dove sia mia moglie"

Saman, un altro rinvio per il padre Lui: "Non so dove sia mia moglie"

Shabbar Abbas, il padre di Saman Abbas, si è presentato ieri davanti al giudice istruttore di Islamabad, per l’udienza in cui si sarebbe dovuto decidere dell’estrazione dell’uomo accusato di aver preso parte all’omicidio della figlia 18enne nelle campagne di Novellara, la notte del 30 aprile 2021. Tuttavia, non si è svolta alcuna udienza a causa dell’assenza di un funzionario dell’agenzia investigativa pakistana. La prossima udienza si terrà il 19 gennaio. Il magistrato ha ordinato la presenza di tutte le parti interessate durante la prossima udienza. Quando in aula il magistrato ha chiesto al padre di

Saman dove si trovasse la moglie Nazia Shaheen (co-accusata nel caso), ha risposto: "Sono in prigione, non ne so nulla". Shabbar Abbas è stato arrestato nella provincia del Punjab il 15 novembre scorso, mentre Nazia Shaheen è ancora latitante.

Il difensore del 46enne, ieri nel tribunale pakistano, ha depositato memorie scritte di Shabbar Abbas.

Quello di ieri è il quinto rinvio delle udienze per la definizione dell’estradizione del padre della vittima. Stando all’ordinamento la procedura dovrebbe durare massimo due mesi (quindi scadrebbe il 15 gennaio). Ma molte delle procedure di estradizione, in Pakistan, si sono protratte oltre la soglia (alcune con durata anche di due anni) e con l’accusato rimasto in carcere.

Dunque, salvo un eventuale ricorso dell’avvocato difensore di Shabbar Abbas all’High Court – non dovrebbero esserci rischi di far ’decadere’ la richiesta di estradizione nei prossimi giorni.

Il tempo stringe però e si assottigliano le speranze di avere tutti e cinque gli imputati presenti per l’inizio del dibattimento, il 10 febbraio prossimo.

Alla sbarra, oltre al padre e alla madre (ancora latitante in Pakistan), ci sono lo lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre rintracciati all’estero, in Europa e ora in carcere).

Devono tutti rispondere di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere. Secondo la Procura reggiana, il procuratore Gaetano Calogero Paci e il pm Laura Galli, che hanno coordinato le indagini dei carabinieri reggiani, i parenti della ragazza avrebbero architettato il "delitto d’onore" dopo il rifiuto di Saman ad un matrimonio combinato con un cugino in Pakistan.

La giovane, all’epoca 17enne, aveva denunciato i genitori ed era stata inizialmente allontanata da casa e protetta in una struttura di accoglienza. Al compimento della maggiore età, però, era rientrata per un periodo dalla famiglia a Novellara, con l’idea di farsi consegnare dal padre i suoi documenti e vivere la propria vita con un fidanzato conosciuto in Italia. Ma la notte del 30 aprile, per l’accusa, i familiari avrebbero decretato la sua fine, assassinandola e poi nascondendo il corpo nel rudere a settecento metri dall’abitazione. Dopo lunghe e infruttuose ricerche e indagini, il 18 novembre è arrivata la svolta: il corpo della ragazza, interrato e sotto le macerie è stato finalmente ritrovato, grazie alle indicazioni dello zio che ha accompagnato i carabinieri sul luogo.