"Sono pronta a parlare con Hasnain in Italia"

L’avvocato difensore di Danish, Lalla Gherpelli, commenta l’autorizzazione all’estradizione dello zio di Saman Abbas

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"Il 12 gennaio capiremo dalle autorità francesi quali saranno le modalità di estradizione di Danish Hasnain e in quel momento, finalmente, potrò prepararmi alla possibilità di avere un’interlocuzione con lui per la prima volta". E’ questo il commento del giorno dopo all’autorizzazione alla sua estradizione, dell’avvocato Lalla Gherpelli, legale di Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, la 18enne di nazionalità pakistana, sparita nelle campagne di Novellara nella notte tra il 30 aprile ed il 1 maggio, presumibilmente uccisa, per il quale risultano indagati dalla Procura della Repubblica reggiana, nella persona del sostituto Laura Galli che coordina le indagini dei carabinieri, i genitori di Saman – Shabbar Abbas e Nazia -, lo zio Danish Hasnain (considerato anche l’esecutore materiale del delitto), ed i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Allo stato, gli unici fisicamente nelle mani delle autorità di pubblica sicurezza, sono ‘zio Danish’ ed Ikram Ijaz, i genitori della ragazza e l’altro cugino risultano tuttora latitanti.

Il ‘day after’. E’ stato un coup de teatre in piena regola quello imbastito da Danish Hasnain mercoledì pomeriggio davanti a quella stessa corte di Parigi dove le precedenti quattro volte aveva respinto con forza la sua estradizione. Mercoledì, l’improvvisa ‘inversione a U’, tanto che la stessa corte è stata colta di sorpresa: “Fra una settimana indicheremo le modalità della consegna”. L’interrogativo che aleggia è il perché Danish abbia deciso, improvvisamente, di consegnarsi all’Italia. Due tesi affiorano. Contrapposte. La prima è una sorta di messaggio in codice mandato a chi è ancora a piede libero della famiglia. Il tema del messaggio ‘a chi è fuori’ era già affiorato mesi fa, poco dopo la sparizione di Saman e la fuga dei genitori, quando, chiamato dal Carlino, papà Shabbar disse che sarebbe tornato di lì a poco (fornendo una data chiaramente mai rispettata). Il procuratore reggente Isabella Chiesi, in una affollatissima conferenza stampa nell’atrio del tribunale disse che era un modo per ‘parlare’ agli altri membri della famiglia, tutti latitanti all’epoca. Il secondo? Una visione opposta: quella di dichiarare apertamente di voler parlare, spiegare, ‘vuotare il sacco’. Magari con l’intento di creare confusione, ‘avvelenando i pozzi’ di un’indagine da sempre complicata sotto mille profili.

Quadro indiziario. Che Danish Hasnain sia quello su cui grava il carico indiziario maggiore appare assodato. Al di là di quanto detto dal fratello di Saman nell’incidente probatorio davanti al Gip Luca Ramponi, quello che potrebbe incastrare lo zio sono le conversazioni, in Urdu, al cellulare nella notte tra il 30 aprile ed il 1 maggio – quando è stata presumibilmente uccisa la 18enne – con il papà della giovane. Quello che si sa è che Shabbar e Danish quella notte sono stati in costante contatto telefonico. Le celle della zona ‘delle operazioni’ le hanno intercettate, la traduzione dei periti ne svelerà i contenuti e magari, quegli indizi, si trasformeranno in prove a suo carico.

La prima tappa del ‘lungo avvicinamento’ è il 12 appunto: con le modalità di estradizione di Danish in Italia, e, contestualmente, gli accertamenti tecnici irripetibili sui suoi indumenti sequestrati dai carabinieri nel luogo dove abitava a Novellara.

ni. bo.