"Stava male, diceva che lo picchiavano"

Nuova udienza al processo per i maltrattamenti alla Cra di via Mandriolo: si è parlato di Arduino Gigante

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CORREGGIO

di Alessandra Codeluppi

"Di notte l’anziano non riusciva a dormire: soffriva emotivamente e voleva tornare a casa". Lo racconta un’operatrice sociosanitaria che per due anni ha lavorato nella casa di riposo di Correggio di via Mandriolo: qui, secondo la ricostruzione investigativa del pm Maria Rita Pantani, un ospite, Arduino Gigante, classe 1986, fu sottoposto tra l’ottobre 2016 e il marzo 2018 a molteplici vessazioni da parte delle colleghe. Sono sei le lavoratrici a processo con rito ordinario davanti al giudice Chiara Alberti, chiamate a rispondere a vario titolo di maltrattamenti e violenza privata verso Gigante, poi venuto mancare due anni fa, durante l’emergenza Covid. La donna, e un’altra collega, in passato sentite come testimoni del pm, ieri sono state sottoposte al controesame. La teste si è soffermata sul disagio che avrebbe vissuto l’anziano: "Lui si trovava male per come veniva trattato. Diceva che alcune colleghe gli facevano male, lo aveva anche raccontato alla moglie. Gigante diceva che era stato picchiato". E ha sostenuto di aver sollevato il problema, invano: "Andai a parlare con la responsabile sanitaria e anche con la coordinatrice Serena (Guerzoni, ndr): mi disse di non farci caso". La 37enne di Carpi (Mo) era stata assolta in primo grado, rito abbreviato, dall’accusa di omissione di denuncia: la Procura ha impugnato la sentenza, emessa nel giugno 2019, per lei e altre quattro operatrici, pure loro assolte. Dal suo letto l’anziano avrebbe invocato più e più volte aiuto perché qualche operatrice arrivasse e gli cambiasse il pannolone. Ma, secondo il pm, sarebbe rimasto inascoltato anche per ore. Talvolta avrebbe anche sbattuto le braccia contro le spondine del letto, rimanendo ferito. Le lavoratrici avrebbero allontanato il letto dal muro per evitare che lui usasse il campanello elettronico.

In passato sono stati proiettati i video delle intercettazioni ambientali, fatti dai carabinieri, che immortalano le situazioni sospette. I figli dell’anziano si sono costituiti parte civile. Stessa scelta l’hanno fatta anche Regione, Ausl, Unione dei Comuni Pianura reggiana e Comune di Correggio. La cooperativa Coopselios, per la quale lavoravano le imputate, figura non solo come parte civile, ma anche come responsabile civile: sarà cioè chiamata a liquidare nel caso le dipendenti fossero riconosciute responsabili dei reati. In dicembre era stato ascoltato un coordinatore della coop: aveva raccontato di non essere mai stato avvisato di lamentele. Anche l’allora direttore sanitario della casa di riposo aveva detto di non aver mai ricevuto segnalazioni di anomalie. Nella prossima udienza è previsto l’esame delle imputate.