Reggio Emilia, il ragazzo colpito dal Taser. "Hanno fatto bene a usarlo"

Le parole del 34enne dopo i fatti di mercoledì sera in questura

Il taser

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Reggio Emilia, 15 settembre 2018 - "Sono stati gli agenti a usare il Taser, perché di certo non ci sono finito contro io. Però capisco a fatica queste mezze verità: hanno fatto bene a usarlo. Purtroppo ero chiaramente alterato dall’alcol».

Un’ammissione di colpa, pur con alcune precisazioni. Il 34enne di origine Sinti, D. D. S., ribadisce la sua versione dei fatti, dopo la scossa elettrica ricevuta mercoledì sera in questura, a seguito di un fermo per guida in stato di ebrezza. La vicenda è ormai nota: secondo quanto riportato dagli agenti, l’uomo sarebbe entrato in contatto con il campo elettrico della pistola Taser dopo essersi scagliato contro un’agente. Nessun dardo, però, sarebbe stato esploso.

Versione respinta dal 34enne, che ripercorre in prima persona gli eventi accaduti: «Innanzitutto, non ho mai causato alcun incidente stradale: andavo forte, oltre ad aver bevuto troppo, e un cittadino deve avermi segnalato. Solo una volta arrivato a casa di un’amica qui a Reggio, intorno alle 21, ho ricevuto la visita delle forze dell’ordine».

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Alla resistenza opposta da D.D.S., la prima intimidazione con il Taser: «Tre puntati addosso, per la precisione – prosegue nel suo racconto – ma ero chiaramente alterato, e l’intervento della mia amica ha scongiurato un peggioramento della situazione».

Le parole dell’uomo fanno il paio con le recenti dichiarazioni al nostro giornale del questore Antonio Sbordone: «Ogni giorno siamo a contatto con tutta una umanità problematica», il grido di allarme. Da cui ne è derivata – per l’appunto – la sperimentazione della pistola elettrica come arma di deterrenza. Ma una volta portato in questura, l’uomo ha creato nuovi problemi: «Non volevo le manette, e quindi ho iniziato ad agitarmi – i ricordi frammentati –. Probabilmente ho sfiorato un agente provando a colpirlo con una testata, come qualcuno di loro ha testimoniato, anche se fatico a ricostruire bene l’accaduto. Una certezza c’è: non ho mai alzato le mani. E lo stesso vale per loro nei miei confronti, va detto. Però la storia della scarica elettrica è inesatta».

Come ribadisce poco dopo: «Mi hanno colpito con il Taser due volte. Tante come le bruciature che ho sul petto: credo abbiano usato la pistola manuale, e non quella a distanza. Ero indubbiamente ubriaco, però addosso a quell’arma non ci sono finito». Pur non volendo accusare gli agenti: «Hanno fatto semplicemente il loro lavoro – conclude l’uomo – senza abusare in alcun modo dell’arma elettrica. Mi sono scusato anche in tribunale per il mio comportamento, perché ero ingestibile. Quella sera avevo perso il controllo».