«Renzi circondato da troppi signorsì. Ha deluso i giovani e i lavoratori»

Beppe Pagani chiede una svolta: «Dia risposte al paese reale»

Beppe Pagani

Beppe Pagani

Reggio Emilia, 8 dicembre 2016  «E’ IL MOMENTO di una nuova fase del renzismo. Non c’è da mettere in discussione la capacità di Renzi di essere ancora il leader di questa stagione. Ma va ripresa l’idea originaria, la diffusione plurale delle responsabilità. Il coinvolgimento dei migliori, non esclusivamente dei più fedeli o degli ultras».

L’analisi critica è quella di una delle voci renziane più precoci e autorevoli: Beppe Pagani. L’ex segretario provinciale della Cisl e consigliere regionale Pd ha parlato a ruota libera del momento più duro per chi credeva nel progetto Renzi. E non ha lesinato i consigli, nell’ottica di una critica costruttiva.

Pagani, il premier Renzi è dimissionario. Cosa si augura, per Renzi e per il Pd?

«Il ritorno ad un renzismo meno leaderistico, più territoriale, più attento alle famiglie, ai lavoratori, ai giovani».

Cosa non ha funzionato?

«Alla Leopolda del 2011 dicevamo che le persone più dotate avrebbero dovuto circondare il leader per aiutarlo. Invece Renzi si è circondato di cattivi consiglieri. Le aspettative del 2011 non hanno trovato soddisfazione».

Quindi Renzi cosa deve fare adesso?

«Deve ricostruire l’ambito renziano come una comunità che sappia interpretare da un lato il bisogno di cambiamento, dall’altro l’esigenza di ricucire le ferite aperte in un paese reale che sperimenta ancora fatica, dove vi sono ancora troppe disugaglianze e ingiusta distribuzione della ricchezza».

Graziano Delrio che ruolo può avere in questa fase?

«Credo che possa essere il volto mite del renzismo, più vicino alle lacerazioni della società. Servono meno battute e più capacità di stare vicino al ‘corpo nudo’ della società. Molte bellissime persone sono state pian piano accantonate in Emilia, Umbria, Lombardia. E’ emersa invece una classe politica improvvisamente renziana che non ha giovato al premier».

Il Pd deve chiedere di andare subito al voto?

«Sul quando andare a votare valuterei attentamente. C’è una legge elettorale sub judice. E poi dovremmo costruire una proposta forte e credibile».

Basata su quali elementi?

«Dirò una cosa che sembra lontana alla mia storia politica: avremmo dovuto dire qualcosa di sinistra, per dirla con Moretti, che andasse incontro alle domande di lavoratori e giovani. Il paese chiedeva il cambiamento, Renzi ha ottenuto risultati. Ma evidentemente questo non è stato percepito e si sono deluse le aspettative».

E’ mancato il dialogo con i corpi intermedi?

«Io mi chiedo: ma come si fa a considerare i sindacati, i patronati, come un campo estraneo, salvo poi tornare a considerarli come interlocutori a pochi giorni dal voto? Certo, il sindacato non è più quello di una volta ed è in crisi di rappresentanza. Ma il Pd è interlocutore di Marchionne, Lamborghini, Davide Serra, oppure i nostri interlocutori sono la gente, il popolo italiano che ha un reddito medio di 20mila euro?».

Eppure il Pil è aumentato, anche sul lavoro i dati generali sono migliorati.

«Ma è mancata una leadership diffusa che trasferisse questi risultati alla gente. In certi territori il Pd sembra il circolo del bridge... Renzi non è stato aiutato: quando si sono commessi errori di comunicazione o nella scrittura di leggi, intorno aveva solo dei Signorsì. La differenza di posizioni è una ricchezza dentro al dibattito».

Il No ha raccolto lo scontento di cui lei parla ed è uno scontento che viene cavalcato dal Movimento Cinque Stelle.

«Infatti penso che accusare il M5s di essere solo populismo è sbagliato. Là dentro c’è la delusione di tante aspirazioni che erano rivolte verso di noi. Un Renzi isolato nel suo castello non può ascoltare quelle voci».

Lei è stato uno dei primi renziani reggiani, uno dei protagonisti di quell’area. Poi è sparito dai radar, soprattutto in corrispondenza del processo che la vede coinvolto sui fondi regionali.

«E’ una questione che mi dà grande sofferenza. Ho massima fiducia nel collegio giudicante, spero che tutto possa chiarirsi presto. Certo avrei sperato in una conclusione in tempi più brevi. Nel frattempo, è vero, sono stato un po’ emarginato».

Perchè è successo questo?

«Non ho voluto dare adito a polemiche durante lo svolgimento del processo che mi riguardava. La mia uscita dai radar? Finchè c’è questa questione aperta non ritengo opportuno apparire maggiormente».