Rimini, arrestato boss della mafia turca: era ricercato per 19 omicidi

Baris Boyun, 38 anni, catturato dalla polizia in un hotel di Marina centro a 24 ore dal suo ingresso in Italia

Polizia (Immagine di repertorio)

Polizia (Immagine di repertorio)

Rimini, 5 agosto 2022 - Su YouTube i suoi seguaci lo osannano come un vero e proprio dio. Nel video, visualizzato da migliaia di persone, si vede una bandiera turca e dei bossoli di AK-47 disposti a formare un nome: Baris Boyun. Un nome che in Italia potrà non dire molto, ma che in Turchia domina da anni le cronache nazionali. Secondo gli inquirenti, il 38enne sarebbe uno dei leader di un’organizzazione criminale connessa alla mafia turca, attiva soprattutto nel traffico internazionale di droga (e in particolar modo di eroina).

Un’organizzazione ritenuta addirittura responsabile di ben 19 tra omicidi e tentati omicidi, commessi tra il 2019 e il 2020. Martedì scorso Boyun si è presentato, come se nulla fosse, in compagnia di altre tre persone, alla reception di un hotel quattro stelle di Marina Centro dove aveva prenotato una camera per un paio di giorni. Non si è neppure premurato di fornire delle false generalità. Gli agenti della questura lo hanno incastrato grazie al sistema di schedatura dell’albergo. Appena saputo che in quell’hotel alloggiava un ricercato internazionale, nei cui confronti spiccava un mandato di cattura emesso il 5 aprile scorso dalla magistratura turca per omicidio, lesioni, minacce, associazione a delinque e violazione della legge sulle armi, i poliziotti della squadra mobile di Rimini, guidati dal vice questore aggiunto Mattia Falso, si sono precipitati a Marina Centro.

Su disposizione del pubblico ministero Davide Ercolani, hanno fatto scattare le manette ai polsi di Boyun e di un cittadino svizzero di 49 anni. Nella camera di quest’ultimo, gli agenti hanno trovato anche una pistola completa di caricatore rifornito di nove cartucce calibro 9x19 parabellum. Subito disposto, dagli inquirenti, un test balistico per verificare se l’arma da fuoco abbia o meno esploso dei colpi durante la permanenza in Italia del quartetto. Non è ancora chiaro cosa ci facesse in Riviera un malvivente del calibro di Boyun. Gli investigatori della squadra mobile stanno già compiendo degli accertamenti per appurare la presenza di eventuali connessioni tra l’organizzazione a cui appartiene il 38enne turco e la criminalità che opera in Italia. Per questo motivo sono stati sequestrati i telefoni trovati in hotel, che verranno minuziosamente analizzati nelle prossime ore.

Di certo sembra estremamente improbabile che la sua fosse una semplice visita di piacere. Rimini, forse, doveva essergli sembrata un’ottima piazza per proseguire la sua latitanza e continuare la sua fuga dalla giustizia turca. Nessuna ipotesi per il momento viene esclusa e le indagini proseguono a ritmo serrato. In manette, oltre al boss turco che si trova in questo momento in carcere ai ’Casetti’ (in attesa che vengano attivate le procedure per l’estradizione), è finito anche l’amico svizzero, accusato di detenzione illegale di armi.

Basta digitare il nome del 38enne su Google, per imbattersi in decine e decine di articoli in linga turca che parlano delle sue gesta. In un video su YouTube, viene esaltato come "il principe delle strade". Uno stile, il suo, che ricorda da vicino quello di alcuni dei capi in ascesa della malavita di casa nostra, dalla camorra alla ’ndrangheta, tra ostentazioni pacchiane di vita criminale e foto di rito con pistole e mitragliatori in pugno.