Rimini, barca a vela sugli scogli. Ecco chi sono le 4 vittime

Hanno perso la vita due medici affermati, una notaia e un dirigente. Lo strazio dei superstiti

Il recupero di una salme. Sullo sfondo, la chiglia rovesciata (foto Migliorini)

Il recupero di una salme. Sullo sfondo, la chiglia rovesciata (foto Migliorini)

Rimini, 19 aprile 2017 – Un gruppo di amici, legati dalla grande passione per il mare. Ecco chi c'era su quella barca a vela Bavaria di 15 metri battezzate 'Dipiù' che martedì pomeriggio si è schiantata sulla barriera del porto di Rimini, cappottandosi, e causando la morte di quattro delle sei persone che c'erano a bordo. Tre corpi sono stati recuperati soltanto in mattinata: due incastrate tra gli scogli e uno trascinato dalla corrente all'altezza del bagno 44, a più di 2 chilometri dal porto.

La barca era di Alessandro Fabbri, 67 anni, veronese: noto cardiochirurgo aveva lavorato prima all'ospedale di Borgo Trento per poi diventare primario al San Bortolo di Vicenza. Un medico stimato anche per la sua disponibilità e per il carattere affabile. Un professionista con la passione per l'impegno politico: era stato vicesegretario provinciale della Democrazia Cristiana e in seguito aveva partecipato alla fondazione del Partito Popolare. Aveva acquistato il 15 metri una decina di anni fa e dopo l'estate era stato portato in un cantiere a Ravenna per manutenzione. «Ad Alessandro Fabbri, che avevo incontrato proprio pochi giorni fa, ero personalmente legato da amicizia e da stima» ha detto il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Fabbri e il suo equipaggio erano salpati poco prima delle 13 da Marina di Ravenna ed erano diretti a Trapani, in Sicilia. Intorno alle 16, arrivati davanti alle coste di Rimini, il maltempo si è ulteriormente aggravato e hanno quindi tentato di trovare rifugio in porto. Durante la manovra di avvicinamento, però, il motore si è spento la barca è stata travolta dalle altissime onde e si è schiantata sugli scogli.

Con lui c'era anche la figlia maggiore, Alessia, 38 anni (a casa è rimasto un altro figlio), notaio con studio a Castelnuovo del Garda (Verona) e tesoriere del Consiglio Notarile di Verona. Sulla barca era salito anche il suo fidanzato Luca Nicolis, 39 anni, nato a Bussolengo (Verona), direttore della 'Bottega del vino', uno dei locali più noti e antichi di Verona, insignito l'anno scorso dalla rivista americana «Wine Spectator» come uno degli undici ristoranti nel mondo, unico italiano, che da soli «valgono il viaggio» e il cui ricordo «rimane per tutta la vita». Nicolis è uno dei due superstiti: quando è stato salvato era ancora cosciente e ha continuato a gridare e a disperarsi, chiedendo a tutti di trovare anche la sua Alessia. Saputo dell'incidente, i colleghi della 'Bottega del vino' hanno subito chiuso il locale e sono corsi a Rimini che stargli vicino. Nicolis, rivocerato in ospedale subito dopo il salvataggio, è stato dimesso in mattinata e ha partecipato a un sopralluogo al porto per ricostruire la dinamica della tragedia insieme agli investigatori.

Sulla barca c'era anche Enrico Martinelli, 69 anni, con casa a Ortisei (Bolzano), ex dirigente di un'impresa di costruzioni e grande appassionato di vela. La quarta vittima è un ingegnere di Camisano Vicentino, Enrico Salin, 64 anni, che l'ex cardiochirurgo aveva conosciuto durante la sua esperienza professionale a Vicenza. Il suo è stato il primo corpo a venire recuperato, già mercoledì sera: trasportata dalla corrente, la salma è stata trovata sulla spiaggia libera.

L'altro superstite, infine, è un altro medico: Carlo Calvelli, 68 anni, otorinolaringoiatra al Policlinico di Verona e docente all'Università, da poco in pensione: arrivato in ospedale in condizioni di grave ipotermia, è stato trasferito dal reparto di Rianimazione a un reparto a minore intensità di cura, non essendo più necessari sedazione e ventilazione artificiale. Le sue condizioni sono migliorate nel pomeriggio. 

Oggi, la procura di Rimini ha aperto un fascicolo per naufragio colposo al fine di accertare le cause che hanno provocato il tragico incidente. «Questo è un giorno di disperazione e di dolore per la nostra comunità. Ed è un giorno in cui è difficile anche fare il sindaco per trovare quelle parole che vadano al di là di un cordoglio istituzionale, dell'attestato di una umana vicinanza verso chi ha perso un figlio, un coniuge, un parente, un amico, un semplice conoscente». Così, in una nota pubblicata sul sito del Comune, il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi. «Ogni volta che accade un evento traumatico, è tutta la città a perdere un nuovo pezzo, a smarrire il senso di un cammino. Lo è quando una donna perde la vita in un incidente stradale, lo è quando quattro persone vengono sopraffatte e ingoiate dalla furia del mare e della natura. Ci sono allora tragedie che ci segnano in modo indelebile, per mille motivi: il ritrovamento dei corpi dispersi dell'imbarcazione 'Dipiù', avvenuto in un luogo come il porto e la 'palata' che è parte essenziale dell'anima riminese, del suo passato, del suo futuro, fa calare su questa giornata e su Rimini un velo spesso e nero».