Bellaria e Santarcangelo allagate: va avanti il processo, udienza a gennaio

Alluvione del 2015, tra gli imputati anche Mauro Vannoni. Per la difesa non fu il mancato innalzamento delle paratie a portare all’evacuazione delle famiglie

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È attesa per il 18 gennaio la nuova udienza del processo che ruota attorno all’alluvione che nella notte tra il 5 e il 6 febbraio del 2015 colpì Bellaria e Santarcangelo. Tra gli imputati Mauro Vannoni, sindaco per dieci anni di Santarcangelo (in carica fino al 2009, nella foto), all’epoca dei fatti direttore dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, Fiorenzo Bertozzi, del servizio Area Romagna, due dirigenti di Hera, il titolare e il progettista di un’impresa edile. L’accusa della Procura si riferisce ai fatti avvenuti circa sette anni fa, a seguito dell’esondazione del fiume Uso. Quella notte due famiglie residenti in via Palazzina furono salvate grazie all’intervento del gommone dei vigili del fuoco. La parte del processo riguardante Santarcangelo è stata stralciata. Ora la Procura punta il dito contro il diniego ad alzare le paratie del tratto fluviale dell’Uso. Vannoni e Bertozzi, difesi dagli avvocati Mariano Rossetti e Paolo Righi, hanno sempre sostenuto la loro innocenza. Per il consulente della difesa, Giovanni Menduni (professore associato del Politecnico di Milano), l’innalzamento del livello dell’acqua, dovuto in parte anche alla mareggiata di quei giorni, non fu tale da determinare l’ipotesi di inondazione colposa. Il mancato innalzamento delle paratie, secondo il perito, non può dunque essere considerata come una delle cause che portarono all’evacuazione delle famiglie. Quello del 2015 fu in altre parole un evento eccezionale, e la manutenzione del fiume Uso non c’entra nulla con quanto accaduto. Gli avvocati della difesa hanno inoltre fatto acquisire dal tribunale una delibera della Regione Emilia-Romagna, nella quale si specifica che i lavori non erano stati realizzati per mancanza di fondi.