MARIO GRADARA
Cronaca

"Operato troppo tardi, nostro figlio resterà invalido"

I familiari chiedono i danni all’Ausl di Rimini e al Sant’Orsola di Bologna

Chirurghi al lavoro in una immagine d'archivio

Rimini, 11 febbraio 2017 - «Il bambino sarà costretto per tutta la vita a convivere con una pesantissima invalidità». Accusa pesante quella formulata dai legali di una coppia di Rimini, il cui figlio di soli tre mesi, nell’estate del 2010, venne «operato d’urgenza con rimozione in blocco dell’apparato intestinale». Pochi giorni fa si è tenuta a Rimini la prima udienza della causa civile. «La quantificazione dei danni spetterà al Tribunale – spiegano gli avvocati Roberto Landi e Ugo Russo di Rimini, che tutelano la coppia di genitori con gli avvocati Alessandra Aiello e Cinzia Golfieri di Bologna –, si tratta comunque di una richiesta risarcitoria molto elevata e giustificata dagli ingentissimi danni fisici riportati dal bambino».

I fatti. Il bimbo è stato operato alla nascita al policlinico Sant’Orsola di Bologna per una grave malformazione gastrointestinale. I legali dei genitori sostengono che «veniva prima dimesso, secondo pareri medici, senza adeguata informativa sulla diagnosi». Era la tarda primavera 2010. Dopo neanche tre mesi dall’intervento chirurgico, in agosto, il piccolo - che piangeva disperatamente senza fermarsi - venne portato da papà e mamma al pronto soccorso dell’ospedale di Rimini. «In quell’occasione – proseguono i legali – il medico di guardia lo rimandava a casa senza effettuare neppure un esame strumentale, come una ecografia o radiografia, e senza chiedere alcuna consulenza chirurgica pediatrica, pur trattandosi di paziente neonato che aveva appena subìto un intervento importante all’addome». La mattina dopo i genitori sono costretti a riportarlo al pronto soccorso, poi il bimbo viene operato d’urgenza con rimozione dell’intestino.

Secondo l’Ausl i genitori erano già stati informati dai medici del Sant’Orsola dei seri problemi del neonato. Opposto il parere degli interessati. L’Ausl sostiene che anche un eventuale intervento chirurgico fatto il giorno del primo accesso al pronto soccorso di Rimini non avrebbe cambiato la situazione. Insomma, l’esito sarebbe stato comunque quello della rimozione dell’intestino. Anche questa tesi viene impugnata dagli avvocati della famiglia. Il procedimento penale è stato archiviato: il pubblico ministero Paolo Giovagnoli ha ritenuto che non sia stato commesso alcun reato. Il gip si era opposto, incaricando di una perizia due medici terzi. Perizia dopo la quale il pm ha archiviato in via definitiva. La legge consente di procedere con la causa civile. L’Ausl resiste in giudizio: «Penalmente non sono state rilevate responsabilità da parte dei sanitari, di qui l’archiviazione – spiega l’avvocato Gianni Frisoni –. A nostro avviso non ci sono elementi neppure a sostegno delle accuse in sede civile». La famiglia parla però di «gravi inadempienze e imprudenze, attestate da vari medici legali, da parte dei sanitari di Bologna e Rimini», e chiede «il riconoscimento della responsabilità medica nei confronti dell’Ausl di Rimini e del Sant’Orsola».