C’è chi molla il lavoro: boom di dimissioni

Aumento marcato nel commercio e nel turismo. I motivi? La retribuzione, ma anche la voglia di un ambiente meno stressante

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C’è chi molla tutto. Addio lavoro, magari in cerca di un’altra occupazione che garantisca migliori condizioni (economiche, ma non solo) e prospettive più appaganti. Discorso a parte per chi sceglie di cambiare vita: lavoratori che lasciano un posto più o meno sicuro per dedicarsi a una nuova sfida. Nei dati sulle dimissioni volontarie c’è tutto questo. L’insoddisfazione di qualcuno, la voglia di cambiare di altri. Rimini, rispetto alle altre province, ha una peculiarità: è soprattutto nel commercio e nel turismo che le dimissioni volontarie si manifestano. I numeri elaborati dalla Cisl Romagna, in questo settore, parlano chiaro: 319 persone hanno lasciato il lavoro nei primi quattro mesi del 2022 (il dato è romagnolo), contro le 193 dello stesso periodo del 2021 e le 108 del 2020; in tutto il 2021, si sono registrate 857 dimissioni volontarie (di cui 522 donne, il 61%) e Rimini ‘pesa’ quasi la metà, il 43,7%. "Il dato dei primi quattro mesi del 2022 nel settore del commercio, turismo e servizi – conferma Francesco Marinelli, segretario della Cisl Romagna – testimonia un netto aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 o 2020. Il fenomeno delle ’grandi dimissioni’ iniziato lo scorso anno negli Stati Uniti colpisce quindi non solo l’Europa ma anche la Romagna, nonostante le forti differenze nel mercato del lavoro. E sono soprattutto le donne a dimettersi volontariamente".

Le differenze riguardano anche l’età. Pure in questo caso l’andamento a Rimini è diverso rispetto alle altre province romagnole. Quasi la metà delle dimissioni volontarie (il 42%) è rassegnata da under 30: è la percentuale più alta per questa fascia d’età in Romagna. Nell’area vasta, infatti, la fascia 30-49 anni è quella che comprende la quota più consistente di dimissioni (45%), mentre a Rimini under 30 e 30-49enni si equivalgono. A lasciare il lavoro, dunque, sono soprattutto i giovani. "I ragazzi – osserva Marinelli – hanno maggiore disponibilità al cambiamento e alla ricerca di nuove opportunità. Le motivazioni non sono solo legate ad uno stipendio maggiore o a più ore lavorative, ma anche alla ricerca di un ambiente meno stressante, oppure che offra una più facile conciliazione vita-lavoro, magari con la possibilità di lavorare qualche giorno da casa".

La pandemia, in tal senso, ha avuto un ruolo determinante. "La voglia di cambiamento creata dalla pandemia, in aggiunta a quella già accumulato durante l’attività lavorativa – continua il segretario della Cisl Romagna –, ha fatto sì che sempre più persone abbiano deciso di guardarsi attorno per trovare una soluzione migliore, che rispondesse di più alle aspettative e alle aspirazioni. Anche le offerte di lavoro sono aumentate congiuntamente alla ripresa economica, tuttavia un aumento numerico non sempre coincide con un miglioramento qualitativo dell’offerta lavorativa. La ricerca di un maggiore benessere fisico e mentale sono tornati a essere un metro con il quale delineare la propria vita". Bene lavorare. Ma senza trascurare troppo se stessi.

Giuseppe Catapano