Chiusa rivendita di auto Il Tar: "Rischio infiltrazioni"

Attività sospesa dal Comune dopo l’interdittiva antimafia della prefettura. L’imprenditore fa ricorso, ma la giustizia dà ragione a Palazzo Garampi. .

Chiusa rivendita di auto  Il Tar: "Rischio infiltrazioni"

Chiusa rivendita di auto Il Tar: "Rischio infiltrazioni"

Il Tar ha detto no. Con sentenza di rigetto il Tribunale amministrativo regionale nei giorni scorsi ha respinto il ricorso presentato da un imprenditore, che nel 2018 aveva rilevato un’agenzia per la vendita di auto usate per conto terzi con sede operativa a Rimini, per annullare la sospensiva dell’11 febbraio 2022 che ne aveva di fatto chiuso la concessionaria a seguito dell’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Rimini. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Antonio Pasquale Pelusi, aveva fatto ricorso al Tar impugnando infatti i provvedimenti del Comune di Rimini inerenti la revoca del titolo abilitativo nonché il divieto di prosecuzione dell’attività insieme all’interdittiva antimafia della Prefettura. Un provvedimento quest’ultimo preso dal prefetto di Rimini oltre un anno fa rilevando il pericolo del tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata a seguito del rinvio a giudizio dell’imprenditore, nel 2020, per il reato di associazione di stampo mafioso finalizzata alla truffa e minacce. Oltre a due condanne riportate dal professionista titolare dell’agenzia di rivendita auto nel 2006 e nel 2008, per i reati di estorsione, sequestro di persona continuato e violenza sessuale continuata.

In merito agli episodi ricondotti all’imprenditore, in seno al Tar la difesa ha perorato il ricorso sostenendo che le condanne riguardavano reati comuni non presupponenti alcun legame con la criminalità organizzata oltre al fatto che nel 2016 l’imprenditore aveva collaborato con l’autorità giudiziaria quale collaboratore. Ancora, secondo la difesa del titolare dell’agenzia di rivendita auto, il procedimento penale pendente, di competenza del Tribunale di Perugia, sarebbe stato frutto di un’indagine "sconclusionata, senza prove di alcun genere, destinata a morire per strada in quanto quasi tutti i reati contestati agli imputati sono ormai prescritti o prossimi alla prescrizione", ha sostenuto la difesa. Tuttavia, la Prefettura di Rimini si è costituita nel procedimento amministrativo sostenendo l’infondatezza di tali elementi, ribadendo di aver raccolto elementi a sufficienza per dimostrare il pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dell’attività dell’agenzia di rivendita dell’imprenditore. Allo stesso modo, anche il Comune si è costituito, rappresentato dall’avvocato Benedetta Ricci, definendo come "doveroso" in conseguenza all’interdittiva antimafia l’atto di cessazione dell’attività imprenditoriale.

Un braccio di ferro amministrativo su cui è però ora arrivata la decisione del Tar, che ha ritenuto legittimo il provvedimento della Prefettura, ritenendo il rinvio a giudizio per il reato di associazione di stampo mafioso "decisivo" nel respingere il ricorso dell’imprenditore, condannandolo a risarcire le spese a Prefettura e Comune per un totale di 1.500 euro.

f.z.