"Finora siamo stati civili, adesso la misura è colma: siamo pronti a forme di protesta rumorose, di cui penso si parlerà parecchio". Gianni Indino, presidente regionale del Sindacato locali da ballo, dissotterra l’ascia di guerra dopo l’ennesimo nulla di fatto. Il Comitato tecnico scientifico ha dato il via libera (ora serve la ratifica del governo) all’aumento della capienza di teatri, cinema, stadi e palasport mentre per le disco è ancora notte fonda. "Non accetteremo più misure restrittive nei nostri confronti – continua Indino – e siamo pronti a forme di protesta diverse da quelle rispettose delle regole messe in campo finora. Le aziende dell’Emilia Romagna che rappresento ritengono che servano decisioni forti per ribadire la nostra contrarietà a un comportamento al limite del persecutorio nei confronti dei nostri imprenditori e dei lavoratori che vivono di questa attività". Intanto il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini annuncia ulteriori 30 milioni di euro ai settori del commercio più colpite dalle restrizioni, in primis discoteche e locali da ballo.
Silenzio assordante da parte del Cts, secondo Indino. "Ancora una volta – tuona – siamo stati trattati come dei reietti. Ma noi siamo imprese, lavoratori, donne e uomini, di cui però non si ha alcun rispetto. Nella riunione del Comitato tecnico scientifico ancora una volta non si è parlato di riaprire le discoteche e il governo già nel prossimo Consiglio dei ministri (in programma oggi, ndr) è pronto a tradurre in decreto le indicazioni degli esperti che vogliono l’aumento le capienze di musei, cinema, sale da concerto, stadi e palazzetti. Ma sul futuro delle nostre imprese rimane il silenzio, nonostante le sollecitazioni di Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico". Le argomentazioni sono note da mesi. Col miglioramento della pandemia, l’andamento delle vaccinazioni, l’introduzione del Green pass, i gestori si chiedono perché soltanto le discoteche restino chiuse. Con l’effetto collaterale del proliferare di feste illegali e assembramenti senza controllo come quelli che si sono visti quest’estate proprio in riviera. "Attendiamo la ’sentenza’ e io sono molto preoccupato. Il rischio più che mai tangibile è quello che nemmeno stavolta, dopo ormai due anni di chiusura, le istituzioni risponderanno alle nostre istanze di riapertura. Sono fortemente deluso. Nei nostri confronti non c’è mai attenzione e ci sentiamo oltremodo presi in giro. Non ci è stata data nessuna possibilità di spiegare al tavolo del governo le nostre ragioni, né ci è stata data alcuna motivazione ufficiale per la quale dobbiamo restare ancora chiusi. Se le cose andranno così, ritengo che la misura sia davvero colma".
Mario Gradara