Divieto di balneazione Emilia Romagna revocato, la rivolta dei sindaci. "Il mare è sano"

Dopo tre giorni di stop ai bagni, tolti quasi tutti i divieti di balneazione sulla costa, "ma il danno è enorme"

Dopo tre giorni di stop ai bagni, è stato revocato il divieto di balneazione (Petrangeli)

Dopo tre giorni di stop ai bagni, è stato revocato il divieto di balneazione (Petrangeli)

Rimini, 2 agosto 2019 - Sul mare sventola bandiera bianca. Non di resa, anzi: è il ritorno alla normalità. Ora è ufficiale. Il mare torna perfettamente balneabile sulle spiagge della Riviera romagnola, da Comacchio a Cattolica. Le nuove analisi di Arpae sono risultate tutte entro i limiti di legge. E dai risultati parziali, delle prime 24 ore – recita una nota dell’Apt regionale – mostrano valori batteriologici già entro i limiti le ultime sei acque i cui risultati saranno pubblicati oggi.

"Bandiera bianca, quella di balneazione in totale sicurezza, sui 110 chilometri di costa", segnala l’Apt. Ma sui tre giorni neri della riviera - con i bagni off limits, anche se gran parte dei turisti non ha rispettato i divieti - divampa la polemica. Lega e Forza Italia attaccano. La parlamentare riccionese del Carroccio Elena Raffaelli, parla di «regole farraginose e intempestive rispetto alle analisi della qualità delle acque che non tengono conto delle esigenze del comparto turistico». Per il coordinatore regionale di Forza Italia, Galeazzo Bignami, ci troviamo di fronte a «un atto di ostilità della Regione verso il comparto turistico. Non è possibile fare prelievi lunedì, mentre vige il divieto di balneazione da domenica: significa voler farsi del male, oltre a essere un assurdo concettuale».

Ma va all’attacco anche la ‘strana alleanza’ dei sindaco costieri. Quello di Rimini Andrea Gnassi (Pd), di Riccione Renata Tosi (centrodestra) e di Cattolica Mariano Gennari (Movimento 5 Stelle). Premettono che «il nostro è il mare più controllato d’Italia, con totale trasparenza». Poi attaccano, parlando di «danno provocato da informazioni false, distorte, imprecise, sbagliate, incaute da organi d’informazione». «Ora bisogna individuare anche le responsabilità individuali», aggiungono Gnassi, Tosi e Gennari, in riferimento ad alcune testate. I sindaci spiegano di aver chiesto un tavolo tecnico sulle «procedure di verifica della balneazione, rendendole più efficienti e conformi a definire in tempo reale l’esatta condizione del mare».

«Sono emersi in questi giorni – continuano – alcuni bug specie sulla tempistica tra prelievo e sua successiva verifica». «Questo è indubbiamente un problema che, peraltro, mette in dubbio quello stesso metodo fondato su trasparenza, verità e tempestività dell’informazione che come amministrazione regionale e enti locali abbiamo fatto da tempo nostro, a differenza di buona parte degli altri territori nazionali – concludono Gnassi, Tosi e Gennari –. Non potere contare su risposte sì scientificamente accurate ma allo stesso tempo rapide è una inaccettabile penalizzazione per chi sulla salute del mare investe e investirà attraverso progetti e risorse economiche consistenti».    «Non è possibile cambiare i criteri perché dipende da regole stabilite in precedenza, a livello europeo e recepite a livello nazionale. L’unica cosa possibile è che venga approvata una nuova metodologia che riduca a 24 ore anziché 48 il divieto temporaneo di balneazione», la replica a distanza di Carla Rita Ferrari, responsabile della Daphne Arpae Emilia-Romagna, agenzia che effettua i campionamenti marini ogni due settimane, nel mirino di operatori e amministratori in questi giorni. «Il nostro turismo colpito da una burocrazia ottusa e norme assurde», tuona la presidente degli albergatori, Patrizia Rinaldis. «Avevano vietato i bagni mentre l’acqua era trasparente e limpida, con pesci e granchi in quantità anche vicino a riva», fa eco Mauro Vanni, presidente della Cooperativa bagnini di Rimini sud, che martedì ha scelto di bere un bicchier d’acqua di mare in segno di protesta verso i prelievi fuori tempo.