LORENZO MUCCIOLI
LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Finti commercianti. Condannati i truffatori che raggiravano i locali in difficoltà per il Covid

Dieci e nove mesi di reclusione a due marchigiani che attraverso i social promettevano di rivendere mobili e attrezzature per conto terzi, per poi dileguarsi una volta entrati in possesso dei beni .

Dieci e nove mesi di reclusione a due marchigiani che attraverso i social promettevano di rivendere mobili e attrezzature per conto terzi, per poi dileguarsi una volta entrati in possesso dei beni .

Dieci e nove mesi di reclusione a due marchigiani che attraverso i social promettevano di rivendere mobili e attrezzature per conto terzi, per poi dileguarsi una volta entrati in possesso dei beni .

Un sistema di truffe ben orchestrato, messo in piedi sulla pelle di ristoratori e gestori di locali finiti in ginocchio dopo l’emergenza Covid e le conseguenti restrizioni. Le loro vittime ideali erano infatti esercenti che, complici anche le chiusure scattate per contrastare la pandemia durante le varie "fasi", si erano ritrovati a navigare in cattive acque. Persone che, pur di racimolare qualche soldo ed appianare le proprie finanze, avevano pensato di disfarsi di attrezzature, mobili e fondi di magazzino, liquidandoli il più in fretta possibile.

Per questo motivo avevano deciso di rivolgersi ad una sedicente agenzia specializzata nel conto vendita, nella quale si erano imbattute attraverso degli annunci su Facebook. Peccato solo che si trattasse una "fregatura" bella e buona, architettata - stando a quanto ricostruito dai carabinieri che si sono occupati dell’indagine - da un campano di 35 anni e da un triestino di 32 anni, entrambi residenti in provincia di Ascoli Piceno. Il giudice monocratico di Rimini li ha condannati rispettivamente a 10 mesi e 9 mesi di reclusione, non concedendo però la sospensione condizionale della pena visti i precedenti.

Nella loro rete è incappata anche una donna riminese, assistita dall’avvocato di fiducia Alessandro Pierotti, che all’epoca dei fatti gestiva un bar nella zona universitaria della città. Un locale che, come tanti altri, era stato duramente colpito dai divieti e dalle chiusure imposte dal Governo nel bel mezzo dell’emergenza Covid. Gli incassi erano crollati, mettendo seriamente in difficoltà la gestione del bar. Così la titolare aveva colto al valore l’occasione che le si era presentata, rispondendo a quell’annuncio apparso sul web che prometteva un aiuto concreto agli imprenditori in affanno. La titolare aveva così sottoscritto tre contratti di conto vendita: secondo i patti, lei avrebbe dovuto mettere a disposizione mobili e attrezzature (tra cui sedie, tavoli, banconi, stock di bicchiere e tazze, estintori e bancali), mentre la società si sarebbe occupata di trovare degli acquirenti, versando poi alla donna il ricavato e trattenendo per sé una percentuale per l’attività di consulenza.

Stando a quanto sostenuto dall’accusa, tuttavia, una volta entrati in possesso delle forniture, si sarebbe semplicemente fatti di nebbia, senza di fatto pagare alla titolare del bar alcun corrispettivo. Al termine dell’udienza, il giudice ha inoltre condannato i due imputati al risarcimento del danno per la parte civile per un valore complessivo di 22.800 euro oltre alle spese legali. Ha ordinato il dissequestro e la restituzione dei beni a favore dell’imprenditrice. "Si tratta dell’ennesimo episodio delle truffe via internet, un fenomeno in grande espansione al pari di quello delle truffe in danno degli anziani – dichiara l’avvocato Pierotti –. Anche in questo caso, gli imputati hanno approfittato dello stato di bisogno della persona offesa, ingannandola e approfittando della sua fiducia".