Strazio al funerale di Ivana: "Penseremo noi ai tuoi bambini"

Oltre 500 persone in chiesa e una città muta di fronte alla follia omicida (FOTO)

Il funerale di Ivana Intilla, lo strazio della sorella (foto Petrangeli)

Il funerale di Ivana Intilla, lo strazio della sorella (foto Petrangeli)

Cattolica, 14 ottobre 2014 - LE UNGHIE conficcate nel legno. Il volto deformato dal dolore. Fabiola Intilla si aggrappa alla bara coperta di fiori bianchi. Dentro c’è il corpo senza vita di sua sorella Ivana, massacrata da ottanta coltellate. Fabiola non vuole staccarsi. I parenti cercano di trascinarla via, ma lei resiste, non molla la presa. «Stellina mia…», singhiozza prima di scoppiare a piangere. Alla fine i fratelli Massimiliano e Alessio devono portarla via quasi di peso. «Non voglio», grida, e la sua voce fa tremare la chiesa di San Benedetto, sussultare le oltre cinquecento persone che affollano le navate. Fabiola lancia un’ultima occhiata alla grande foto di Ivana che ricopre la bara. Poco prima, dall’altare, le ha fatto una promessa: «Te lo giuro, sorellina: ora ci prenderemo cura noi dei tuoi figli. Saranno la nostra forza, la nostra speranza». Poi i familiari sollevano il feretro e si preparano ad accompagnare Ivana fuori dalla chiesa. La folla si apre per lasciarli passare. La bara ondeggia sopra il mare di teste, sui cugini e gli zii, i parenti arrivati dalla Sicilia, le compagne di scuola e su chi non la conosceva affatto.  MANCANO solo la mamma (da poco dimessa dall’ospedale) e il papà Giuseppe, rimasto a casa con lei. E’ allora che, nel silenzio della chiesa, parte l’applauso. Un applauso commosso, che fa vibrare le vetrate. Sembra non finire mai. Cattolica applaude una delle sue figlie, la cui vita è stata strappata in maniera così brutale. Oggi qui c’è tutta la città. I cattolichini hanno chiuso i negozi, spento le vetrine e si sono raccolti in via Carpignola. C’è anche il sindaco Piero Cecchini e gli assessori. Da Torconca al Macanno, la Regina si è fermata e ha trattenuto il respiro davanti all’ultimo viaggio di Ivana, la 27enne uccisa dal marito, Raffaele Ottaviani, in un raptus di follia rimasto senza spiegazioni. In giro dicono che lo abbia fatto per gelosia. Raffaele, si mormora, non sopportava l’idea di essere lasciato. Oggi, però, il suo nome resta fuori dalla chiesa. Nessuno, tra i presenti, si azzarda a nominarlo. Troppo grande l’orrore. La tragedia ha lasciato una cicatrice indelebile nel cuore delle persone. DUE SABATI fa le urla della mamma di Ivana – è stata lei ad aprire la finestra della casa di via Cabral e a soccorrere i due gemellini di quattro anni – hanno risvegliato tutti quanti. Da un giorno all’altro, i cattolichini si sono ritrovati catapultati in un incubo. Quella violenza che fino allora erano abituati a vedere solo in televisione, di colpo appariva così vicina. E’ anche per questo che don Biagio Della Pasqua ha voluto lanciare loro un monito: «Che questa vicenda sia da esempio per tutti noi. Dobbiamo imparare a mettere da parte la cultura dell’odio, della violenza e della sopraffazione. Rispetto: è questo il valore fondamentale che vogliamo insegnare ai nostri figli, ai figli di Ivana». Oggi i due gemelli non sono qui. Si trovano ancora in una casa famiglia, seguiti dagli psicologi. Con i loro occhi innocenti, hanno visto il corpo dilaniato della mamma, il coltello piantato nel cuore del papà. Quando li hanno trovati, avevano i piedini e i vestiti tutti sporchi di sangue. Nei giorni scorsi la famiglia lo aveva giurato: «Faremo tutto quello che è in nostro potere per riprenderceli». Concetto che la sorella Fabiola è tornata oggi a ribadire dall’altare. «Puoi stare tranquilla, stellina mia: ci occuperemo noi di loro». Infine i parenti di Ivana escono dalla chiesa, tenendo in alto la bara. La gente si commuove di nuovo e lascia partire un altro applauso. Un palloncino rosso a forma di cuore si solleva nel cielo. Tutti guardano in alto. Un sussurro attraversa la folla. «Addio, Ivana».