Giro di fatture false. Dai cantieri agli orologi, scoperta frode milionaria. Cinque aziende nei guai

Operazione ’Black Sand’: quattro riminesi arrestati dalla Guardia di Finanza. Evasione fiscale nel settore edile e trasferimento fraudolento di beni. Gli indagati traditi da un errore ortografico sui documenti fiscali.

Giro di fatture false. Dai cantieri agli orologi, scoperta frode milionaria. Cinque aziende nei guai

Giro di fatture false. Dai cantieri agli orologi, scoperta frode milionaria. Cinque aziende nei guai

Traditi dall’ortografia. E da quella dicitura, "lapidio" anziché "lapideo", riportata su diverse fatture emesse da società di comodo. Un errore grossolano ripetuto con una frequenza sospetta, almeno per delle imprese che sulla carta dicevano di operare nel settore dei materiali inerti (ghiaia, pietrisco, cemento e altri scarti di cantieri e cave). La Guardia di Finanza di Rimini, guidata dal colonnello Alessandro Coscarelli, ha così scoperto che dietro quel vorticoso giro di fatture, per quasi 5 milioni di euro, c’erano delle operazioni inesistenti, che hanno consentito ad una ditta con sede in provincia, attiva nel trasporto merci e nel commercio all’ingrosso di materiali da costruzione, di inserire voci di spesa fittizie ed elementi passivi nel bilancio aziendale. Alleggerendo così la pressione del Fisco, eludendo le tasse e generando crediti di imposta non dovuti.

Tra il 2018 e il 2021, il complesso sistema messo in piedi avrebbe permesso di evadere imposte per un totale di oltre 2 milioni di euro. E’ quanto accertato dal comando provinciale delle Fiamme Gialle e dalla Procura di Rimini attraverso l’operazione ribattezza Black Sand (sabbia nera). Sono 23 le persone iscritte a vario titolo nel registro degli indagati. Quattro le persone, tutte residenti nel Riminese, arrestate dai militari: due uomini si trovano in carcere, mentre un terzo uomo e una donna sono finiti ai domiciliari. Le accuse sono quelle di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e di trasferimento fraudolento di valori. Secondo la ricostruzione del nucleo di polizia economico finanziaria, guidato dal capitano Simone Palazzi, a muovere i fili sarebbe stato un 48enne campano, da tempo trapiantato a Rimini, con alle spalle diversi precedenti per reati in ambito tributario. Attorno a lui si sarebbe sviluppata una fitta rete di società ‘cartiere’, con sedi legali nelle province di Ferrara, Roma, Chieti, Caserta e Napoli, che – grazie a delle complicità – avrebbero avuto il compito di emettere le false fatture.

Tra queste c’era, ad esempio, una ditta di abbigliamento che, a dispetto della propria ragione sociale, avrebbe emesso fatture per quasi 500mila euro riferite ad operazioni di movimentazione di materiale inerte: circostanza che naturalmente insospettito gli inquirenti. Questi ultimi hanno passato al setaccio, in maniera molto minuziosa, tutta la documentazione fiscale riconducibile alle società coinvolte nell’inchiesta, riscontrando non poche anomalie che alla fine sono confluite nell’impianto accusatorio.

Temendo di poter finire in qualche modo sotto i riflettori della Finanza, il 48enne avrebbe inoltre intestato fittizamente a delle ‘teste di legno’ le quote e i beni strumentali di cinque società, tutte situate in provincia di Rimini, oltre ad un immobile. Le cinque società sono state sottoposte a sequestro preventivo da parte delle Fiamme Gialle, che hanno eseguito anche una misura ablatoria per un importo di 2 milioni e 183mila euro. Sono stati inoltre sequestrati 17 veicoli, conti correnti e disponibilità finanziarie in 12 province italiane, oltre a diversi orologi di lusso (come Rolex e Audemars Piguet) nelle disponibilità dei principali indagati. Complessivamente sono state 44 le perquisizioni eseguite dai militari della Finanza.

Lorenzo Muccioli