Green pass, i modi per evitarlo

Ristoratori e baristi confusi dopo la retromarcia del ministero. "I clienti? Li mettiamo all’aperto"

Green pass, il team del Naif

Green pass, il team del Naif

Rimini, 12 agosto 2021 - "Non siamo poliziotti, mica ci mettiamo a discutere con un cliente sul Green pass. Dopo un anno e mezzo di chiusure a singhiozzo pensiamo a lavorare per pagare dipendenti, tasse e bollette". E quindi che fate? "Per evitare imbarazzi piazziamo i clienti all’esterno. D’inverno ci penseremo". Non piace a gran parte dei ristoratori e baristi il cambio di rotta del Viminale sui controlli. Smentendo quanto affermato pochi giorni fa, il ministero dell’Interno ha chiarito che i gestori di locali pubblici, oltre a essere obbligati a chiedere il Green pass, possono anche chiedere il documento di identità in caso di ’palese violazione’.

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Ad esempio, se un giovane presenta un Green pass di una persona matura, oppure se un uomo ne mostra uno riconducibile a una donna. "La dico papale papale – attacca Andrea Facondini del bar Dovesi –, per evitare situazioni incresciose e per non perdere clienti, noi facciamo sedere tutti all’esterno, visto che abbiamo tanti tavolini in piazza. Ci sono clienti che lo mostrano orgogliosi anche per prendere un caffè al banco". «Anzitutto non abbiamo tempo per discutere sulla conformità o meno dei pass – fa eco Loris Cerbara dell’Antica Caffetteria – Un giorno ci dicono che non possiamo chiedere i documenti, un altro che possiamo. Domani cosa ci faranno sapere? Lo sanno che dobbiamo lavorare? Comunque finché c’è la bella stagione faccio accomodare tutti all’esterno. L’altro giorno alcune persone hanno chiesto di salire di sopra, ho risposto che se erano in regola potevano farlo, vedessero loro". Risultato? "Sono andati via". "Non siamo controllori nè vigilantes – sbotta Massimo Maffi del Naif –, non è compito nostro. Se ci mostriamo troppo zelanti i clienti se ne vanno da un’altra parte. Ora il ministero ci autorizza a chiedere i documenti di identità? E’ solo un disagio per noi gestori". "Per evitare imbarazzi sistemiamo più possibile i clienti nel dehor esterno – dice Riccardo Peruzzi di Spazi –. Faccio il cameriere, non il poliziotto, come faccio a chidere i documenti a un cliente? E’ un cliente perso". "Faccio il ristoratore, non il pubblico ufficiale – attacca Gilberto Paternostro del Magna Grecia –. Alle persone che scelgono di pranzare all’interno del locale chiedo il Green pass, e ne verifico la validità con la app che ho scaricato sul mio smartphone. Si chiama ’VerificaC19’ e non memorizza informazioni personali. Se esce il verde è tutto ok, col rosso qualcosa non va. E’ capitato: qualcuno mostra il Green pass di un altro: se è un ragazzo e nel certificato risulta 50enne, lo becchi subito". "Facciamo accomodare i clienti all’esterno – dice Michele Mazzetti di Due come noi –, magari con la scusa che l’aria condizionata non funziona. Così evitiamo frizioni".