REDAZIONE RIMINI

IC OLIVIERI, PENNABILLI

"Non si è mai pronti a vivere certi fatti storici. Ma bisogna esserne sempre più consapevoli"

IC OLIVIERI, PENNABILLI

Il 1° aprile, con le classi quinte della scuola primaria e alle altre classi terze della secondaria diPennabilli, abbiamo partecipato alla commemorazione dell’eccidio di Fragheto. Era la notte del Venerdì di Pasqua quando nella piccola frazione di Casteldelci, terra tra Toscana e Emilia Romagna, attraversata dalla Linea Gotica, si fermano per una sosta i partigiani della Prima Compagnia della Brigata Romagnola. Al mattino una vedetta segnala l’arrivo di soldati tedeschi provenienti da Capanne. I partigiani si allontanano e prendono posizione, pronti a combattere, nella località di Calanco di Sotto. Dopo il cruento combattimento durato due o tre ore inizia per gli abitanti di Fragheto la vera tragedia. Nel pomeriggio, infatti, arrivano una ventina di soldati in perlustrazione e, dopo aver trovato un partigiano ferito, inizia la vendetta, selvaggia, spietata: le case vengono incendiate e 30 civili indifesi vengono uccisi. Pensavamo di arrivare preparati all’incontro, grazie alla lezione tenuta il giorno prima dal maestro Giorgio Gabrielli che, con passione e umanità, ci ha raccontato la storia di don Adolfo e degli abitanti di Fragheto che vennero trucidati il 7 aprile del 1944. In realtà preparati non lo si è mai. Piuttosto si può arrivare a certi “appuntamenti” con la storia con qualche consapevolezza in più.

Alla celebrazione erano presenti i sindaci o gli assessori dei vari comuni limitrofi, le autorità, i rappresentanti dell’associazione Il Borgo della Pace, la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti e il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad. Di memoria sentiamo spesso parlare a scuola, nei vari progetti a cui aderiamo, nelle poesie, nei manuali di storia. Diverso è il suono che fa questa parola, memoria, sulle labbra dell’ultimo sopravvissuto, Giuseppe Gabrielli. Egli si salvò in quanto si trovava, in veste di chierichetto, assieme al parroco, fuori dal borgo per le benedizioni di Pasqua. Le sue parole non cadono a vuoto ma colpiscono dritte al cuore: "Guardate e tenete conto di queste cose, per non farle accadere mai più". I suoi occhi ci invitano a far tesoro di questa nostra età di spensieratezza, distante, troppo distante dalla felicità strappata ai bimbi che hanno perso la vita in questo borgo dell’alta Valmarecchia il 7 aprile del ’44. Oggi Fragheto racchiude in sé una duplice essenza: di morte, frutto della violenza, della guerra e di vita, manifestata nella memoria e nella Resistenza che perdura in essa. Oggi “memoria” non ci appare più un contenitore vuoto, pura retorica. Oggi per noi, cittadini di domani, è un passaggio di impegni e responsabilità.

Classe III C