Il Ministero stoppa la vendita del bolide nero: "È un bene storico"

Il Ministero della Cultura blocca la vendita della storica Ferrari 250 Gte del 1962, ex Polizia di Stato, da parte di un notaio bresciano. Il valore storico dell'auto suscita interesse istituzionale e ipotesi di scambio con la Ferrari.

Il Ministero stoppa la vendita del bolide nero: "È un bene storico"

Il Ministero stoppa la vendita del bolide nero: "È un bene storico"

"Non può vendere la Ferrari 250 Gte, ha valore storico". Il Ministero della Cultura blocca un notaio bresciano. Che valuta il ricorso al Tar. Torna a galla – raccontata da Giorno e Corriere di Brescia – la storia della Ferrari 250 Gte del 1962, versione Polizia di Stato, esemplare donato dalla Ferrari per gli inseguimenti nelle strade di Roma, su richiesta dell’allora presidente della Repubblica. Il bolide restò in servizio fino al 1969, e fu venduto dalla Polizia per una cifra bassissima, l’equivalente di 200 euro, o giù di lì. Venne acquistata nel 1972 dai fratelli Cappelli, collezionisti di Rimini, che l’hanno tenuta fino al 2015, rivendendola al notaio Luigi Zampaglione di Brescia, presidente della storica Scuderia Mirabella Mille Miglia, pilota e collezionista. "I vincoli di bene storico e culturale – racconta il notaio – sono comparsi improvvisamente pochi anni fa, dopo che qualcuno del Ministero avevo visto l’auto a Parigi. Tra l’altro fino ad oggi è stata utilizzata più dalla Polizia di Stato che da me. Per molto tempo l’ho lasciata esposta al Museo della Polizia di Roma, e spesso la presto per manifestazioni ufficiali". Insomma, l’interesse istituzione all’acquisizione del bene storico mobile sarebbe chiaro: "Ma mi sembra incredibile – aggiunge Zampaglione – che nemmeno la Ferrari abbia mai manifestato interesse per acquistarla per il suo Museo". Il notaio ipotizza anche un possibile scambio con un’altra auto storico della scuderia di Maranello. Quella macchina, motore V12, 3.0 litri, un bolide nero con impressa sulla fiancata la scritta ’Squadra Mobile’, con relativo numero di telefono (senza prefisso, all’epoca inesistente), lampeggiante e sirena "assordante", fu messo a disposizione in particolare di un vicebrigadiere della Mobile di Roma, Armando Spadafora (1927-1987), poliziotto noto quanto temuto dalla delinquenza capitolina all’epoca, "per fiuto investivativo, memoria visiva e abilità di guida". Della Ferrari ’poliziotta’ esistevano due esemplari, ma uno andò distrutto in un incidente.