
Molestata dal collega, dipendente comunale verrà risarcita dall’ente pubblico
Rimini, 18 ottobre 2023 - “Sto uscendo da un incubo durato tre anni". Sono le parole della dipendente comunale che aveva denunciato le molestie subite sul posto di lavoro. Era il 2020 quando la consigliera di parità della provincia di Rimini ha preso in carico il caso della dipendente che all’epoca lavorava in un ente locale della Valconca. La donna non aveva incassato né tanto meno fatto scivolare quel gesto subito da un collega. Ne era nato un procedimento al tribunale del lavoro che aveva visto la dipendente assistita dai legali Tatiana Biagioni e Anna Danesi, entrambe con studio a Milano. Nella causa era intervenuta anche la consigliera di parità assistita dall’avvocato Francesca Introna, anch’essa con studio a Milano. Il 10 novembre del 2021 era arrivato il pronunciamento del tribunale del lavoro che aveva accolto il ricorso accertando le molestie e disponendo in risarcimento danni di 15mila euro in carico allo stesso Comune per discriminazione. Ma il Comune non aveva lasciato cadere la cosa impugnando la sentenza e portando il caso davanti alla Corte di Appello di Bologna. Il 12 ottobre la vicenda della dipendente si è chiusa con la Corte di Appello che ha riconosciuto la sussistenza delle molestie e la condanna per discriminazione del datore di lavoro, sottolinea la consigliera di parità Adriana Venturi. "Ringrazio le avvocate che mi hanno sostenuto ed assistito durante tutto l’iter processuale - dice la dipendente le cui iniziali sono M.M. -. Spero che questa vittoria possa essere di aiuto e stimolo per quelle donne che, come me, possano trovare il coraggio di affrontare un tema così intimo e delicato in sede giudiziaria, senza temere le tante implicazioni e ansie che possono vivere insieme alla propria famiglia". Per la consigliera Venturi, non si tratterebbe di una semplice vittoria personale.
“Questa sentenza rappresenta un tassello importante per contrastare le forme di discriminazione che sono sempre più diffuse". Nel dettaglio: "Sono considerate come discriminazioni le molestie sessuali, ovvero quei comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo". Infine: "La sentenza riconosce e conferma la responsabilità dell’ente pubblico per la discriminazione subita da M.M. anche per aver il datore di lavoro avviato un procedimento disciplinare nei confronti della lavoratrice contestandole che parte dei fatti denunciati non erano stati provati nel corso dell’istruttoria interna all’ente".