Paola Gualano, ex presidente dell’associazione ‘Rompi il silenzio’ di Rimini rischia il processo per “truffa aggravata e indebita percezione di erogazioni pubbliche”

Il giudice ha rigettato l’archiviazione e disposto per lei e per una ex collaboratrice dell’associazione l’imputazione coatta

Paola Gualano

Paola Gualano

Rimini, 2 febbraio 2023 - Rischiano il processo Paola Gualano, ex presidente di 'Rompi il silenzio', e una ex collaboratrice dell'associazione che assiste le donne vittime di violenza. La Gualano e la collaboratrice erano state indagate dalla Guardia di finanza dopo un esposto di alcune ex socie della onlus, che le avevano accusate di truffa. La Procura aveva proposto l'archiviazione per entrambe, chi aveva presentato l'esposto si è opposto.

Oggi il colpo di scena: il giudice Manuel Bianchi ha rigettato l'archiviazione e disposto l'imputazione coatta per truffa aggravata e indebita percezione di erogazioni pubbliche. Secondo il gip "l'attività prestata da Paola Gualano sarebbe dovuta rimanere gratuita - ha detto Bianchi leggendo l'ordinanza - e invece è stata retribuita, diversamente da quanto stabilito dallo statuto dell'associazione. Norma su cui ha fatto affidamento l'ente pubblico erogatore al momento della stipula della convenzione con Rompi il silenzio".

Il giudice ha quindi ordinato al pubblico ministero di formulare entro 10 giorni un'imputazione diversamente qualificata circa il medesimo fatto storico per entrambe le indagate ossia truffa aggrava e indebita percezione di erogazione pubblica. L'indagine della Guardia di Finanza a carico della Gualano e della ex collaboratrice era scattata nel 2021 su denuncia di 7 donne che facevano parte dell'associazione riminese.

Nella denuncia si segnalava l'esistenza di un “accordo” tra le due indagate che avrebbe garantito alla Gualano di percepire indebitamente 650 euro al mese da gennaio 2018 a maggio 2021, per un totale di oltre 26.000 euro. Entrambe svolgevano l’attività di reperibilità notturna, attraverso cui l’ente fornisce un servizio alle chiamate delle forze dell’ordine e dei pronto soccorso in situazioni di rischio. La ex presidente però, a differenza della collaboratrice, essendo socia di 'Rompi il silenzio' non avrebbe dovuto percepire compensi per l’attività prestata.

Secondo le indagini la ex dipendente dell'associazione consegnava la metà non dovuta del proprio compenso alla ex presidente. Il caso è tutt'altro che chiusa, e presto si tornerà in aula: il giudice per l'udienza preliminare dovrà decidere se mandare a processo o meno la Gualano e l'ex collaboratrice. "La Gualano non ha intascato un solo euro in maniera indebita - è la tesi del suo avvocato, Alberto Alessi - ma è stata retribuito per il servizio di reperibilità, che è esattamente il servizio per il quale l'associazione aveva ricevuto i contributi".