
Un 44enne di Rimini accusato di strage per aver danneggiato i pomelli del gas, rischiando un'esplosione mortale.
L’accusa nei suoi confronti è di quelle pesantissime. Un riminese di 44 anni, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, è finito a processo poiché deve rispondere dell’ipotesi di reato di strage per la quale è possibile incorrere fino a 15 anni di carcere.
Tutto perché, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti in fase di indagini preliminari, avrebbe volontariamente danneggiato i pomelli del gas all’interno del suo appartamento per impedirne la chiusura, saturando così l’ambiente e rischiando di innescare una esplosione che avrebbe potuto radere al suolo l’interea palazzina in cui abitava, causando la morte di tantissime persone all’interno.
Tutto nasce durante un sopralluogo compiuto dalla polizia di Stato in un condominio di via Casadei il 12 marzo scorso. Gli agenti erano intervenuti, allertati dai vicini, a causa degli schiamazzi causati dal 44enne che, la sera precedente, completamente in preda ai fumi dell’alcol, aveva incominciato ad accanirsi sui mobili dell’appartamento, facendoli a pezzi. Secondo l’ipotesi accusatoria, nella sua follia distruttiva dettata dall’alcol, avrebbe finito per danneggiare anche i pomelli del gas, causando una fuoriuscita che era stata rilevata dai poliziotti al momento del loro arrivo nell’abitazione.
Uno di loro aveva infatti affermato di aver sentito un fortissimo odore di gas nel palazzo e per questo motivo era andato a controllare in cucina. Una ricostruzione però che viene negata con forza dal 44enne e dalla moglie, la quale la sera precedente all’intervento della polizia aveva lasciato l’appartamento perché spaventata dal comportamento violento del marito salvo fare poi ritorno il giorno seguente all’arrivo delle Volanti. L’uomo, attraverso il proprio legale di fiducia, nega categoricamente di aver danneggiato i pomelli del gas e che in quel momento fosse in atto una perdita all’interno dell’abitazione.
Alcuni pomelli erano già assenti al momento dell’arrivo dei poliziotti, essendo la sua una cucina molto vecchia, e per questo motivo il gas veniva regolato attraverso un perno. In preda alla sua collera, il 44enne aveva inoltre finito per rompere una finestra dell’abitazione, circostanza quest’ultima che a suo dire avrebbe reso di fatto impossibile la saturazione dell’ambiente, favorendo invece la fuoriuscita del gas all’esterno.
Per il tramite del suo avvocato, il 44enne riminese si è detto pronto a produrre tutta la documentazione fotografica del caso, comprovante lo stato della cucina. Cominciato inizialmente davanti alla Corte d’Assise, il processo ha quindi ora intrapreso la strada del rito abbreviato, richiesto dall’avvocato Massimiliano Orrù e condizionato all’esecuzione di una perizia psichiatrica dell’uomo e all’ascolto in aula della moglie del 44enne imputato, che proprio ieri è stata sentita dal giudice.