"Senza congressi costretti a licenziare"

Albergatori, ristoratori e negozianti contano i danni dello stop: si stimano quasi dieci milioni di mancati incassi in meno di un mese

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Un bagno di sangue. Milioni di euro perduti. E migliaia di posti di lavoro a rischio. La sospensione dell’attività congressuale fino al 13 novembre, imposta dal Dpcm del Governo, manda in fibrillazione albergatori e gli operatori della lunga filiera dell’indotto, dai ristoranti ai negozi ai tassisti. "Ko per gli alberghi congressuali", tuona Federalberghi Riccione. "Dopo una breve indagine telefonica", spiega il presidente Bruno Bianchini, è stata "contabilizzata la perdita di circa 500.000 euro di fatturato degli hotel di Riccione per lo stop di 20 giorni". Gli alberghi "che già avevano contrattualizzato piccoli e medi convegni e congressi – prosegue – affrontando impegni con fornitori e personale sono rimasti con il cerino in mano". Ancora più in rosso il bilancio di Rimini: "In un solo mese di stop dell’attività convegnistica e congressuale – fa eco la presidente Aia Patrizia Rinaldis – stimiamo una perdita di oltre sei milioni di euro di fatturato diretto delle strutture ricettive. Cui vanno aggiunti tra i 2 e i 3 milioni perduti per l’indotto, ristoranti, trasporti, attività commerciali e di servizio". L’Aia parla di "un calo di circa il 50 per cento dei visitatori per il Ttg, scesi da 90mila a 45mila: considerando 60 euro al giorno di albergo fanno tre milioni. Cifra analoga per il calo che si teme per Ecomondo – continua Rinaldis – che pure si terrà in presenza alla Fiera". "A questo va aggiunta la sparizione completa – prosegue la presidente Aia – di una ventina di congressi tra Palas di Rimini e Vicenza, a cura di Ieg, per 10mila presenze stimate. A 50 euro al giorno in hotel, fanno 500mila". Conto finale, stimato, 6,5 milioni. Sette e rotti con quelli riccionesi, sempre nel settore congressi. "Un colpo al cuore – rincara Francesco Nicoletti, presidente di Aia Palace Rimini –, che colpisce gli hotel che hanno più investito e riqualificato, quindi con maggiori impegni finanziari. Si smonta il castello delle gestioni professionali: gli stop and go delle apertura cambiano l’assetto del nostro lavoro". Stesso disco da Federalberghi Riccione: "La sospensione dei congressi mette una pesantissima pietra fino al 13 novembre. Siamo esterrefatti e perplessi. Ci auguriamo la riapertura del turismo congressuale permettendo a tutti i nostri alberghi associati, che in questi mesi si sono sempre e scrupolosamente attenuti ai protocolli sanitari, di poter riprendere la normale attività". "Danno incalcolabile al sistema economico – tuona Federcongressi –, bloccare il settore significare spegnere non solo gli hotel, ma ristoranti, taxi, allestitori, società di catering, cooperative di facchinaggio, service tecnici".

Mario Gradara