
Rimini, 9 giugno 2022 - Ignari cittadini spiati nell’intimità delle loro abitazioni, ma anche in luoghi ‘sensibili’ come gli spogliatoi di alcune palestre e piscine. Ad aver messo in piedi il sistema due gruppi criminali, scoperti e smantellati dalla polizia postale di Milano, con il coordinamento del servizio di polizia postale di Roma e della procura di Milano. Undici le persone indagate. Tra di loro c’è anche un riminese di 17 anni, insospettabile studente di una scuola superiore della Provincia.

Un ragazzo abilissimo con computer e smartphone. Al momento è indagato a piede libero per accesso abusivo a sistemi informatici e interferenze illecite nella vita privata in concorso con gli altri tre indagati appartenenti al suo gruppo. La sua abitazione è stata perquisita e le apparecchiatture tecnologiche sequestrate per essere analizzate.
Gli indagati, dieci italiani e un cittadino ucraino, avevano tutti abilità informatiche elevate. Nei due gruppi, per uno dei quali si configura l’associazione per delinquere, ogni figura aveva ruoli definiti: alcuni cercavano in rete impianti di videosorveglianza connessi ad internet e, una volta individuati, li attaccavano, riuscendo in alcuni casi a scoprire le password dei videoregistratori digitali. Altri, invece, valutavano gli ambienti inquadrati e la qualità delle riprese, per selezionare le telecamere puntate su luoghi particolarmente intimi, come bagni e camere da letto, per spiare le vittime durante rapporti sessuali o atti di autoerotismo.
Altri membri del gruppo, poi, attraverso ‘vetrine’ online create ad hoc, su Telegram e Vkontakte, la cosiddetta versione russa di Facebook, le mettevano in vendita sulla rete. Con soli 20 euro gli utenti potevano accedere alle immagini e, con l’aggiunta di altri 20 euro, potevano diventare clienti ‘vip’, con l’accesso alle riprese in diretta di alcune telecamere selezionate.
Le chat aperte contavano oltre 10mila utenti e quelle premium circa 2mila. I soldi raccolti, oltre 50mila euro in criptovalute nel caso di uno dei due gruppi, venivano reinvestiti nell’acquisto di software sempre più aggiornati per effettuare attacchi informatici. Il procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, in conferenza stampa ha parlato di un "fenomeno particolarmente diffuso che sta emergendo. Da una parte c’è la capacità di reperire queste immagini e dall’altra un mercato attento e pronto a recepire e pagare". I due gruppi, attivi da quasi tre anni, "hanno creato un business sulla morbosità delle persone per le immagini rubate di vita privata".